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Biografia di Don GIUSEPPE TOMASELLI
Don Vittorio Costanzo Ispettore dei Salesiani di Sicilia Messina, 15 agosto 1990

PER COMINCIARE...
A chi sono dirette queste paginette?
Il presente libretto non ha pretese letterarie, né dottrinali.
Vuole soprattutto soddisfare la richiesta legittima di tante persone che hanno conosciuto Don Tomaselli personalmente o mediante i suoi scritti, di cui, ad un anno della sua morte, c'è sempre una forte richiesta.
Segno che, al livello popolare specialmente, la sua opera, i suoi scritti, il suo apostolato, sono sempre apprezzati.
Don Tomaselli ha lasciato inedito un suo diario spirituale. Di esso, in questo libretto facciamo conoscere alcune sue riflessioni, ed è la cosa più importante, perché servono a farci conoscere la sua vita interiore e la sua spiritualità.
Forse tante persone desiderano che si dia notizia di fatti straordinari, come miracoli, visioni soprannaturali, disturbi diabolici, fenomeni mistici di cui si crede che Don Tomaselli avesse esperienza diretta.
Noi non diciamo che non fosse dotato, ma siccome su questo argomento è difficile distinguere ciò che è vero, da ciò che è falso, ci limitiamo a poche testimonianze, anche perché i limiti e l'urgenza di questo libretto non consentono un esame approfondito su ciò che di straordinario si dice.
Ciò non toglie che, se pervenissero altre testimonianze umanamente attendibili, in seguito non si possa pubblicare una nuova edizione ampliata del libretto.
Ci teniamo però a dire che la santità di una persona essenzialmente non consiste nei doni gratuiti e soprannaturali, che il Signore può concedere a persone devote, ma nell'ascesi e pratica delle virtù, specialmente delle virtù soprannaturali, fede, speranza, carità e delle altre virtù cristiane e religiose.
È questo l'insegnamento che ha sempre dato Don Tomaselli e noi lo rispettiamo. Spero che così avremo il breve profilo biografico e spirituale che la gente ci chiede.
Un libretto edificante allora? Di quelli che la gente saputa butta via? Proprio.
Non so se ci sono riuscito, l'intenzione l'ho avuta, ma nel rispetto della verità come mi è stata possibile conoscerla e discernerla.
Ci vuole discernimento.
E "per cominciare" credo che ciò possa bastare.

INFANZIA
Biancavilla è un grosso Comune agricolo di circa ventimila abitanti in provincia di Catania, da cui dista 24 Km. a N. O. Sorge a 515 metri sul livello del mare su un ripiano delle pendici dell'Etna.
Don Tomaselli vi nacque il 26 gennaio del 1902 da Salvatore e Maria Greco, famiglia i cui sani principi, lo spirito profondamente cristiano, i grandi valori morali e cristiani egli amava spesso ricordare.
Scrive nel suo diario: "Sono stato senza l'amicizia di Dio solo tre giorni, i tre giorni prima di ricevere il battesimo".
Parole significative. Ci dicono la premura che ebbero i suoi genitori, come era nella buona tradizione cristiana, di fare battezzare il figlio a tre giorni dalla nascita, quando gli fu dato il nome di Giuseppe.
Del suo santo patrono Don Tomaselli fu un grande devoto. Di lui scrisse due libreti, uno intitolato "San Giuseppe", l'altro significativamente "La Verginità di San Giuseppe".
Don Tomaselli dunque ci dice che è stato senza l'amicizia di Dio solo i tre giorni che precedettero il suo battesimo. Si può quindi credere che la sua vita fu lineare, senza incrinature spirituali, tale da condurlo alla tomba con l'innocenza battesimale all'età di 87 anni.

VOCAZIONE
Finite le scuole elementari, vivendo la vita di fede nella sua famiglia, sorse in lui il desiderio di farsi prete.
Frequentò per questo, fino alla quarta ginnasiale, le scuole nel Piccolo Seminario Arcivescovile che fioriva nel suo stesso paese natio.
Un'altra luce intanto si affacciò alla sua mente: Don Bosco. E allora lasciò il paese e con la benedizione dei suoi genitori andò a frequentare la quinta ginnasiale come aspirante salesiano a San Gregorio di Catania, dove i figli di Don Bosco avevano e hanno ancora una casa di formazione religiosa.
Dopo la quinta ginnasiale iniziò nel 1916 il Noviziato che dovette interrompere per motivi di salute. La prova lo maturò e lo confermò con maggiore consapevolezza nella vocazione salesiana e sacerdotale, per cui, ristabilito in salute, il 20 aprile del 1920 potè con gioia riprendere il Noviziato ed emettere i primi voti religiosi l'anno seguente con l'intenzione di
consacrarsi per sempre a Dio nella Congregazione Salesiana.
D'ingegno impegnato nel bene, di carattere vivace, di forte memoria e acuta intelligenza, pur nel lavoro indefesso di salesiano, compì gli studi di filosofia e teologia e 1'8 luglio del 1928 fu consacrato sacerdote.
Una grande luce si apriva al suo orizzonte: l'apostolato sacerdotale e salesiano. Visse il suo sacerdozio lungo l'arco di 61 anni tutto proteso a realizzare il programma spirituale di Don Bosco: "Da mihi animas coetera tolle", dammi le anime, prenditi il resto.

ATTIVITÀ SALESIANA
Divenuto sacerdote di Cristo, molte furono le case salesiane fecondate dal suo apostolato: Caltagirone, Marsala, S. Cataldo, Messina (Parrocchia Giostra), Modica (Oratorio), Riesi, Palermo (Santa Chiara), Ispica, Catania (Barriera), lo ebbero dal 1928 al 1960.
Quelle nominate sono tutte case salesiane a carattere popolare; D. Tomaselli così fu per tanti anni a contatto con la povera gente, con ragazzi a rischio. Come un buon samaritano su tutti si piegò per soccorrere miseria, povertà e ignoranza con molta pazienza e amore. Ciò che lo impressionava era l'ignoranza religiosa di gente fondamentalmente buona, ma estremamente bisognosa di aiuti e d'istruzione specialmente religiosa.
Orientò quindi la sua vita per andare incontro a queste necessità.
Dal 1960 fino al giorno della sua morte, avvenuta nella notte tra 1'8 e il 9 maggio del 1989, operò a Messina, prima al S. Domenico Savio e dal 1973 al S. Luigi, dedicandosi totalmente all'apostolato della predicazione e, soprattutto, alla composizione e alla diffusione dei suoi libretti edificanti e istruttivi in materia religiosa.
Intelligenza arguta, possedeva un estro poetico spontaneo, per cui le sue poesie in dialetto siciliano erano richieste e applaudite in ogni occasione. Riusciva bene anche nel teatro e nella musica che tanta importanza hanno nella pedagogia salesiana.

PRIMA SVOLTA
L'urgenza però dell'apostolato sacerdotale, della buona stampa e "la svolta spirituale", come egli la chiama nel suo diario, gli fecero abbandonare queste attività.
"La prima svolta spirituale, iniziata nel Noviziato, l'ebbi veramente dalla lettura della vita di S. Teresa del Bambino Gesù. Rilessi questa Storia di un'anima, scelsi S. Teresina come mia protettrice e mi misi in rapporto epistolare con la sua sorella" (dal diario).
Ovunque abbia lavorato, ovunque sia stato, ha lasciato frutti copiosi di spiritualità, echi di ammirazione per la sua coerenza tra fede e pratica, per la sua scrupolosa osservanza religiosa, per la sua vita integerrima e santa.
Non si concedeva riposo, svago, vacanze. La stessa domenica era la giornata più faticosa, dedicata alle conferenze religiose e alla diffusione della buona stampa.
Partiva al mattino presto dopo aver celebrato e tornava spesso a notte inoltrata, anche dopo mezzanotte. Questo anche quando era ultra ottantenne. Le sue "Piccole Ostie" gli facevano trovare gente devota, che era felice di sentirlo parlare per ore e ore, ricevere la sua benedizione, invocando aiuto per i vari bisogni fisici e spirituali.
Ogni giorno quando arrivava a cena, dopo essere stato ad ascoltare per molte ore la gente e venire incontro ai loro bisogni, era stanchissimo, mangiava in silenzio con molta calma. Faceva tutto con calma, specialmente negli ultimì anni. Poi prima di andare a letto passava da Gesù Sacramentato e si fermava ore intere deponendo nel cuore di Gesù tutte le pene che aveva ascoltato a contatto con le miserie umane.
Il venerdi era un giorno particolare. Celebrava per la sua gente in mattinata nella chiesa dell'Istituto San Luigi, faceva l'omelia, ricordando anche la passione del Signore e il dovere di riparare Gesù Eucaristia. Le "Piccole Ostie" erano sensibili a queste note. Veniva molta gente anche da lontano. Frequenti erano i pulman di pellegrini che vi partecipavano e si accostavano ai sacramenti.
Nel pomeriggio c'era sempre la conferenza e l'incontro anche personale che si protraeva fino a sera tarda.

I GRANDI AMORI
Quale il segreto, la sorgente che dava forza e fecondità all'apostolato di Don Tomaselli?
I due amori di Don Bosco: Gesù Eucaristia e la Vergine Santissima.
Parecchi libretti da lui scritti hanno come contenuto questo argomento.
Nella sua vocazione egli vedeva l'intervento della Vergine Santa, per la quale ebbe una devozione intensa e tenerissima.
Raccontava spesso e con piacere che, chierico vivacissimo, nella nostra casa di Caltagirone cadde una volta da una considerevole altezza. La Vergine Santa da lui invocata lo liberò dalla sicura morte.
Il beato Don Filippo Rinaldi, terzo successore di Don Bosco, scrive egli nel diario, passando in visita da Caltagirone e vista l'altezza da dove era caduto gli disse: "Ricordati per tutta la vita che sei vivo per miracolo della Madonna".
E Don Tomaselli non se ne dimenticò; l'amore verso la Vergine Ausiliatrice era per lui una devozione che portava a Gesù e in tal modo la trasmetteva ai fedeli.
L'altro grande amore: l'Eucaristia. Fu il centro, la luce, l'alimento della sua vita e del suo apostolato. Istituì l'associazione delle "Piccole Ostie" sparse in varie città d'Italia, perché fossero anime riparatrici di Gesù Eucaristico, offeso e profanato.
Quale gioia faceva trasparire dal suo volto quando si presentava l'occasione o la necessità di binare la santa Messa! Se non binava, ascoltava una seconda Messa per ricevere di nuovo l'Eucaristia.
Aveva facilità di pensiero e di parola che scaturivano dall'abbondanza del cuore. Parlava con chiarezza e semplicità, ma sapeva ascoltare con pazienza, immedesimandosi dello stato d'animo e dei bisogni dell'interlocutore.
Con grande realismo sapeva dire e dare i suoi giudizi, i suoi consigli che diventavano luce e guida per tante anime, anche spiritualmente privilegiate.

MENTE AL CIELO PIEDI A TERRA
C'è chi crede che spesso le persone di Chiesa, quando parlano siano fuori dalla realtà che le circonda. "Hanno la testa tra le nuvole", dicono. Per Don Tomaselli questo non si può dire, perché aveva i piedi saldamente a terra quando parlava, e scriveva come parlava.
Era strettamente legato alla realtà concreta che lui valutava col metro della fede, ma tenendo conto di tutte le realtà terrene. Da dove tale realismo? Non leggeva giornali, non sentiva la radio, tantomeno la televisione, ma aveva il suo buon senso e il contatto continuo con la gente del popolo.
Invitato in occasione della Pasqua a predicare gli esercizi spirituali era spesso in compagnia di un altro predicatore con cui divideva i compiti e i temi della predicazione, uno per le meditazioni e l'altro per le istruzioni.
Seguiva il metodo tradizionale nella scelta degli argomenti: l'esistenza di Dio, il fine dell'uomo, i novissimi cioè morte, giudizio, inferno, paradiso, e confessione, misericordia di Dio, comunione.
Per rendere più vivace la profondità degli argomenti col collega di predicazione organizzava l'istruzione religiosa in dialogo. Lui preferiva fare la parte dell'ignorante o l'oppositore della fede, usando o intercalando espressioni dialettali con mimica espressiva, suscitando interesse, diletto, e solida istruzione religiosa.
Nella conversazione era anche molto faceto. Aveva un ricco repertorio di barzellette. Avrebbe voluto pubblicarle in un volumetto, perché mi diceva, voleva fare sostituire con barzellette pulite, tante che pulite non sono, ma che girano con tanta grossolana faciloneria.

POTENZA DEL TABACCO!
Trovandomi a letto parecchi mesi per la rottura del femore, alla sera, dopo cena, veniva a farmi visita e vedendo che il mio umore era tutt'altro che allegro, per sollevarmi, dopo le parole di fede, stando seduto, fiutata la presa di tabacco, mi raccontava di fila, senza bisogno di ripassarle mentalmente (potenza del tabacco!) decine e decine di barzellette.
Le aveva in testa secondo gli argomenti e le sciorinava con tanta vivacità che io restavo sbalordito per la memoria che mostrava e per la sua arte narrativa. E questo quando aveva 85 anni!
La seduta si concludeva verso le ore 22, dopo che mi dava una bella ripassata sulla mia gamba rotta del suo "fluido mistico". Poi, dopo esserci scambiata la benedizione sacerdotale con la tradizionale buona notte, se ne andava in chiesa a trattenersi con Gesù Eucaristico.

APOSTOLATO DELLA BUONA STAMPA
C'è chi ha definito, e con ragione, la stampa il quarto potere.
Oltre la parola viva l'altro mezzo efficacissimo di apostolato fu per Don Tomaselli la stampa. Ne capì l'importanza quando giovanissimo, sentì in sé gli effetti prodotti dalla lettura della "Storia di un'anima" di santa Teresina.
S. Ignazio di Loyola soldato, ferito in guerra, si convertì leggendo libri di santi e si diede tutto a Dio. "Era la vigilia della festa di S. Francesco di Sales' nel 1936. Si andava in teatro per l'accademia in onore del santo. Mi colpì la sua immagine: il santo in ginocchio con la penna d'oca in mano e parecchi libri intorno a lui. Feci una riflessione: se riuscissi a comunicare quanto so di religione, sarebbe sufficiente a soddisfare una massa popolare. Ricordo che recitai un Pater, Ave e Gloria e chiesi l'aiuto del santo". (dal diario).
Va sottolineata l'espressione "massa popolare". È tipica di una scelta esistenziale, nell'alveo della tradizione di D. Bosco, il quale ancora giovane sacerdote, aveva anche scelto la stampa come mezzo efficace di apostolato.

COME DON BOSCO
"Operiamo nel settore della Comunicazione sociale. È un campo di azione significativo e che rientra tra le priorità apostoliche della missione salesiana".
Queste espressioni sono desunte dalle Costituzioni Salesiane, cioé dalla regola fondamentale dei Salesiani. Le abbiamo citate perché, quando Don Tomaselli, col permesso dei superiori, si dedicò totalmente alla composizione e alla diffusione della buona stampa in forma popolare, non si estraneò dal carisma salesiano, ma lo interpretò nella piena fedeltà alla regola e allo spirito di Don Bosco. Quel Don Bosco che si dedicò anche a scrivere e diffondere la buona stampa. Scrisse infatti il santo un centinaio di opere di vario genere, storico, agiografico, religioso con stile popolare. Parecchie saranno per Don Bosco fonte di guai. I nemici della fede arriveranno a prenderlo a bastonate, veri attentati alla sua vita, per farlo smettere di scrivere. Ma lui non desistette perché c'era di mezzo la salvezza delle anime e la difesa della Chiesa e del Papa.
Sull'esempio di Don Bosco Don Tomaselli consacrò la seconda metà della sua vita a scrivere e diffondere i suoi libri religiosi.
Come Don Bosco anche lui, fatte le debite differenze, scrisse un centinaio di libretti, formato tascabile, caratteri ben leggibili anche dagli anziani, cento pagine ciascuno in media, approssimativamente 10.000 pagine.
Tutto studiato intelligentemente.
I libretti sono scritti con stile semplice e comunicativo, si leggono facilmente con diletto e profitto spirituale.

INTENSO LAVORO
È lui a scrivere, è lui ad organizzare una diffusione capillare aiutato dalle sue "Piccole Ostie" e da tante anime belle che hanno condiviso con lui l'apostolato della buona stampa.
Per tanti anni è stato solo a confezionare i pacchi, a portarli, quando pensava che ci fosse urgenza, a piedi, alla stazione per la spedizione.
È lui ad organizzare i suoi giri settimanali, preferibilmente la domenica. Più volte l'anno faceva viaggi per l'Italia, alcune volte anche all'estero per fare conoscere e diffondere i suoi libri tra gli emigrati italiani. Senza dire che alcuni libretti sono stati tradotti in varie lingue e ristampati più volte.
Anche quando si recava a Fiuggi o a Chianciano per le cure termali necessarie alla sua salute, la sua prima cura era di organizzare conferenze e diffondere i suoi libri. Preparava tutto per tempo, avvisando le sue collaboratrici. Dovunque andava veniva circondato da folla che desiderava ascoltarlo, ricevere la sua benedizione con l'imposizione delle mani e avere conforto e qualche volta anche salute fisica.
Non aveva un giorno di riposo, tra l'altro riceveva decine di lettere a cui bisognava rispondere.
Un lavoro silenzioso, ma pieno di sacrifici. Durante la malattia voleva sapere tutto; la posta che arrivava, quanti e quali libri erano stati richiesti, quanti libri si spedivano ogni giorno.
Aveva la preoccupazione del futuro di questo suo apostolato, preoccupazione che manifestò diverse volte ai suoi superiori religiosi.
Si legge nel suo diario: "Gesù ha detto: questa stampa è anche mia. Fa 'in modo che dopo la tua morte ci sia chi s'interessi di questi libretti, non puoi neppure immaginare i frutti spirituali".
A più di un anno della sua morte la libreria è sempre efficiente, continua come prima la richiesta e la spedizione dei libri e dei crocifissini benedetti da lui.
Su ogni libretto, nel retro della copertina, c'è sempre scritto: "Offerta libera".
La Provvidenza non ha fatto mancare le libere offerte per la stampa e la spedizione.
Don Tomaselli dal cielo lavora ancora a questo scopo.

COLLABORATORI
Per dovere di riconoscenza dobbiamo dire che la Provvidenza gli ha mandato dei collaboratori volontari e stabili.
Prima il dottor Gioacchino Cavallaro e poi anche la signorina Caterina Torcasio ragioniera, animati da spirito di fede, hanno aiutato Don Tomaselli, che, avanzato negli anni, non avrebbe più potuto da solo svolgere e sopportare la fatica degli anni precedenti.
Prima di iniziare la giornata lavorativa Don Tomaselli e i suoi collaboratori davano la carica allo spirito nella celebrazione della Santa Messa e nella Santa Comunione. Alla domenica si univa l'insegnante Angelo Coco che veniva prestissimo da Sant'Alfio (Catania), il quale, dopo la Messa, accompagnava in macchina Don Tomaselli per centinaia di chilometri e a notte inoltrata lo riaccompagnava a Messina. Tutto per amor di Dio.
La signorina Caterina è stata preziosa anche durante gli otto mesi della malattia di Don Tomaselli, offrendosi in una continua e filiale assistenza e prestandosi anche ai servizi più umili.
Ora è lei a portare avanti la libreria e la spedizione dei libri, con l'aiuto di qualche persona generosa. La corrispondenza, che continua a pervenire, è curata dal Direttore dell'Istituto.

QUALCHE TESTIMONIANZA
Ad un mese di distanza dalla morte di Don Tomaselli è arrivata alla comunità dell'Istituto questa lettera di un sacerdote, Padre Isaia Columbro, Convento S.S. Annunziata - Vitulano (Benevento).
- Cari Confratelli del defunto Don Giuseppe Tomaselli, per combinazione ho saputo la morte di Don Tomaselli. Sono rimasto assai dispiaciuto. Avevo di questo sacerdote tanta, tanta stima. Da tempo ho tanto ammirato e seguito l'opera, l'apostolato del caro Don Giuseppe. Spesso ho mandato a prendere vari libretti fatti cosi bene, a portata di tutti.
Che bello apostolato ha esercitato! In quanti cuori ha fatto entrare la luce della vera fede!
Vi prego con tutta umiltà e confidenza: non abbandonate il suo apostolato, continuate a ristampare e diffondere le sue opere piene di amor di Dio e del prossimo. Egli sarà presente spiritualmente nella casa in mezzo a voi...
Con fraterno affetto P. Isaia Columbro
Altra lettera al direttore:
- Sto leggendo con molto interesse le opere di Don Tomaselli.
Devo costatare che le opere non solo hanno un carattere particolarmente interessante per il loro contenuto, ma anche sono spiccatamente semplici così che arrivano direttamente all'anima di chi legge.
Oggi si ha un vero bisogno di scritti di tale portata, perché forse possediamo anche opere e trattati, ma che ci lasciano freddi e indifferenti, enunziando le più grandi verità alla stessa stregua di uno spot pubblicitario.
Nella nostra società tutto va a rotoli, anche il buon Dio, seppure pregato, discusso e lodato, è sempre l'ultimo dei nostri pensieri, della nostra giornata, della nostra vita.
Le opere di Don Tomaselli rischiarano la nostra sfera spirituale, apportando un po' di luce in quelle zone nascoste e ombrose...
Invio imigliori saluti con un prospero auspicio per l'opera e che la benedizione di Dio rimanga con tutti voi!
Emilia Sciarra - Via tre Porte, 28 - 86090 Chiauci (Isernia)

VIAGGI
Abbiamo avuto modo di accennare ai frequenti viaggi apostolici di Don Tomaselli. Girava per la sua isola e la sua penisola. Ma di tanto in tanto andava anche all'estero, invitato da persone che apprezzavano i suoi carismi e i suoi libretti.
Fu anche oltre la famigerata cortina di ferro, ora fortunatamente scomparsa. Si presentava come giornalista e scrittore e otteneva il visto di entrata. Era maestro di sotterfugi per la gloria di Dio.
Fu anche negli Stati Uniti d'America dove gli emigrati italiani conoscevano i suoi libri, accompagnato da un altro religioso che conosceva bene la lingua inglese. Girò per varie città accolto favorevolmente dalla buona gente, svolgendo il suo solito lavoro di apostolato. Capitava che per farsi capire meglio doveva usare o intercalare il dialetto siciliano alla lingua italiana con gioia degli uditori.

IN TERRA SANTA
Ma il viaggio che più lo gratificò fu quello fatto in Terra Santa, la terra di Gesù, dove andò come pellegrino devoto.
L'otto luglio 1978 Don Tomaselli solennizzava il 50° della sua ordinazione sacerdotale. In tale occasione ottenne dai superiori di fare un pellegrinaggio in Terra Santa, non solo per motivi devozionali ma anche per scrivere poi con cognizione di causa un libretto quale omaggio a "Gesù Nazareno Sommo ed Eterno Sacerdote".
Potè così visitare a suo agio i vari luoghi santi della Palestina e seguire insieme ad altri le istruzioni di una guida competente.
Il libretto venne poi pubblicato nel 1979 col titolo "L'Umanità qui fu redenta".
Nell'introduzione scrive: - Non voglio fare sfoggio di archeologia, descrivo i luoghi storici menzionati nel Vangelo con qualche breve commento. Descrivendo il pellegrinaggio da me compiuto, mi sia permesso all'occasione di parlare in prima persona. Questo è uno scritto popolare -.
Popolare come tutti i suoi scritti, ma c'è tale vivacità nel suo stile e tale fede che fa rivivere al lettore l'emozione che si prova

DON TOMASELLI E PADRE PIO (Incontro)
Don Tomaselli aveva acquisita una forte inclinazione verso tutto ciò che sapeva di soprannaturale ed era in rapporto personale con molte di quelle persone credute dotate di doni carismatici.
Una di queste persone più venerate in Italia nei nostri tempi è certamente Padre Pio, il quale non poteva non attirare l'attenzione e l'interesse di Don Tomaselli.
Non gliene mancò l'occasione. Un padre cappuccino, conoscendo la diffusione che avevano i suoi libretti, gli mandò una lettera con cui lo invitava a scriverne uno su padre Pio. Era come un invito a nozze.
Riferisce Don Tomaselli nella introduzione a "Storia di un frate": - Il 6 maggio 1968 andai a trovarlo. Conoscendo il suo modo di agire, dissi tra me: "Se gli domando la benedizione per scrivere la sua storia, senza dubbio mi risponderà: - Non hai altro da fare? - Pensai come cavarmela.
Era venerdi, giorno di particolare sofferenza, tanto che Padre Pio non aveva potuto celebrare. Alle ore tre del pomeriggio, orario in cui si intensificano le sofferenze dei mistici, Padre Pio era nel coro della Chiesa nuova, solo; soffriva e pregava. La Chiesa era chiusa e quindi deserta. Al vedermi, tossendo e respirando con affanno mi disse: - cosa vuoi?
- Una benedizione su ciò che intendo fare. - E ti benedico -.
Frattanto posò la mano sul mio capo.
Pensai: si vede che Dio gli manifesta tante cose... ma non tutto -.
Don Tomaselli pubblicò il libretto su padre Pio - "Storia di un Frate" - nel novembbre del 1968. - Il mio scritto, dice nell'introduzione, si propone di presentare Padre Pio alla luce della mistica, cioè alla luce dei grandi carismi o doni soprannaturali di cui Dio volle essergli largo -.

LA MISTICA
Don Tomaselli aveva il "pallino" della mistica nel suo cuore, avrebbe voluto essere la continuazione di Padre Pio. Non è un desiderio cattivo diventare santo, anzi ce ne fossero molti aspiranti!
In un altro libretto intitolato - Sacerdote, leggi! - edizione extra commerciale anonima, si cimenta a parlare di mistica secondo il suo solito, con molta semplicità e chiarezza, ma anche con vivo desiderio di farne esperienza.
Per avere un'idea riporto qualche paginetta (pag. 32-33)
- Conosco un'anima vittima che è stata a lungo esaminata dall'autorità ecclesiastica. Lo stesso Sommo Pontefice la volle per 10 giorni in Vaticano per fanne un accurato esame.
In seguito lei stessa mi raccontò:
- In ripetute udienze il Santo Padre mi rivolgeva delle domande, alle quali io rispondevo. Ogni risposta veniva accuratamente registrata.
- Questa persona dimorava circa 250 Km. lontano dalla mia residenza. Un giorno mi disse: - Sa che di tanto in tanto io vengo a trovarla nella sua città? - E in quale luogo?
- Al suo posto di lavoro, ma più spesso nella sua camera.
- Vuol descrivere la mia camera?
Quantunque non fosse stata nella mia città e tantomeno nella casa dove io abito, mi descrisse la camera fin nei minimi particolari. Fui costretto a rispondere: - È perfettamente così! -
Un giorno avevo deposto sul tavolo in camera un quaderno manoscritto: si tratta di uno studio che stavo facendo sulla vita pubblica di Gesù. Trascorso qualche tempo mi recai per motivi di apostolato nella città ove abitava quella mistica e ne approfittai per farle visita. Dopo un breve saluto mi disse:
- Ha ancora sul tavolo il manoscritto sulla vita pubblica del Signore?
- Certo, si trova sicuramente là.
- No, non c'è più. Sono venuta io stessa a prenderlo!
- E quando?
- Circa venti giorni fa.
- Può raccontarmi esattamente come avvenne? - Sono entrata nella sua camera con Gesù.
Lei stava in un angolo a scrivere e voltava le spalle al tavolo, Gesù mi disse: - Prendi questo quaderno, così darai a questo sacerdote la prova che sei venuta
a trovarlo -. Naturalmente ho obbedito.
- Se è vero, vorrebbe ora darmi il mio quademo?
La mistica tirò fuori da un armadietto il quaderno e me lo consegnò.
- Ma venne con lo spirito o anche con il corpo in camera mia?
-Non saprei proprio dirlo. Posso solo confermare che il quaderno lo presi con le mie mani.Faccio notare che quando sono in camera per lavorare tengo sempre la porta chiusa dall'interno con un piccolo ferro e posso garantire che anche quel giomo la porta era assolutamente chiusa -.
Quì naturalmente ognuno è libero di credere a queste cose. Ma la scelta in base a quali principi si fa?

MESSAGGI DI PADRE PIO
Tornando a Padre Pio, Don Tomaselli pubblicò, dopo la morte del frate due opuscoli intitolati: - I Messaggio di Padre Pio ad un'anima - e - II Messaggio di Padre Pio ad un'anima -
Chi era quest'anima?
Nella premessa al Il Messaggio leggiamo - Padre Pio nell'Aprile del 1969 si presentò ad un'anima, vittima straordinaria. Le sue sembianze erano umane ed esprimeva soavità, fragranza e luce...
A contemplarlo si poteva comprendere in qualche modo quale gloria egli abbia in cielo -.
Chi era quell'anima a cui Padre Pio affidava un suo Messaggio?
Il Messaggio a pagina 5 comincia così: - Caro fratello, - scrivi! Il Signore vuole servirsi prima di me e poi di te. La scelta è stata fatta da Dio, il quale dispone di rivelare la sua volontà per mezzo mio, affinché tu lo trasmetta al mondo pagano! -
Seguono una trentina di paginette in cui è esposto il Messaggio: un invito a condurre una vita cristianamente impegnata in un mondo corrotto e corruttore. E allora chi è l'anima a cui padre Pio si rivolge per diffondere i suoi messaggi?
Don Tomaselli non lo dice esplicitamente che è lui. Ma ci sono motivi per crederlo. E lui che pubblica i due Messaggi, è lui che è stato in rapporti personali con Padre Pio, che considerava suo direttore spirituale.
Tra le devote c'era chi credeva Don Tomaselli continuatore, fatte le dovute differenze, di padre Pio. Tale anche lui si credeva, almeno nel subcosciente, o tale desiderava di essere.
Anche qui ognuno creda quello che vuole. Così per quello che segue tratto da "Sacerdote, Leggi!".

CON PAOLO VI
- Una data indimenticabile è il 23 maggio 1964 quando Sua Santità Paolo VI mi concesse un'udienza e potei confidargli quanto Gesù stesso volle che gli confessassi.
Il Papa ne fu lieto e restò felicemente sorpreso quando gli dissi che in Italia ci sono 33 sacerdoti con stimmate e in tutto il mondo 154, tutti sacerdoti viventi -. Pag. 37 - 38.
Poi parla delle sue stimmate interne e delle sofferenze che aveva in conseguenza. Parla dei disturbi notturni per opera del diavolo - pag. 43 - 44. Infine a pag. 45 - 47 parla dei doni straordinari: il profumo, l'anello mistico, la bilocazione.
Termina a pag. 47 così: - Di fronte a questi fenomeni concludo: conosco la mia estrema miseria e ammiro la bontà e la grandezza di Dio.
Prego tutti a pregare per me affinché possa corrispondere ai disegni di Dio, memore dell'avvertimento del Signore Gesù: molto sarà domandato a chi molto è stato dato -.

DON TOMASELLI E IL MALIGNO (scontro)
Altra "Svolta spirituale" per Don Tomaselli è stato il primo esorcismo fatto a Trapani nel 1934. Aveva solo 32 anni, sei di sacerdozio e fama di sacerdote pio e coraggioso, tanto da avere l'incarico da parte del Vescovo di affrontare il demonio.
- L'insieme dei fenomeni diabolici, il colloquio col demonio mi fecero riflettere molto -. (dal diario). L'attività di esorcista svolta, per incarico di diversi Vescovi, continuerà per molti anni e influirà notevolmente nel suo cammino di ascesi spirituale, nel suo carattere e quindi sulla sua attività apostolica. Si credeva per questo bersaglio particolare del demonio. Nella lotta rispondeva con le armi spirituali: preghiera e mortificazione. Ma rispondeva anche con le denunzie orali e con gli scritti. Sono parecchi i suoi scritti contro il diavolo.
In uno intitolato: - "Intervista con Melid (demonio impuro)" nell'introduzione scrive:
- Il Sommo Pontefice Paolo VI in uno degli illuminati discorsi, il 15 novembre 1972, accennò al demonio e al male che esso produce nel mondo. Contro il detto del Papa ci fu una levata di scudi specialmente da parte degli ignoranti e degli irreligiosi: - "Ma ancora la Chiesa parla del demonio? Ancora si crede a certe dicerie dei secoli scorsi? Il demonio come persona non esiste; è la semplice personificazione ideale del male in genere" -.
- È in circolazione un libretto, dal titolo - Intervista col Maligno -. Ho pensato che potrei scrivere anch'io un libretto sul delicato argomento, in quanto da 50 anni in qua (1934 - 1984) ho esercitato il compito di esorcista ed anzi ho avuto non poche volte l'occasione di vedere il demonio in forma umana, di lottare direttamente con lui, anzi di essére stato preso più volte per il collo e maltrattato. Ho potuto studiarlo, come si vedrà da questo scritto, nelle varie manifestazioni. Inoltre sono stato e sono direttore spirituale di anime mistiche le quali sogliono essere il bersaglio diretto e terribile del demonio in persona e come direttore di tali anime ho potuto costatare fatti che sembrerebbero inimmaginabili, eppure io sono stato testimonio per decine di volte -.

INTERVISTA
- Per svolgere il tema ho dovuto impostare l'intervista in forma ideale, né potrebbe farsi diversamente; però quanto si verrà esponendo corrisponde ai detti e ai fatti, di cui io stesso sono stato testimonio oculare, auricolare e parte direttamente interessata -.
E allora vale la pena conoscerne qualche pagina. - Ricordati, Melid (con questo nome si presentò il diavolo), cosa facesti un paio di mesi addietro? Stavo per levarmi dal letto, erano le ore 6, venisti nella mia camera arrabbiato e mi afferrasti per il collo; avresti voluto strozzarmi. Io sentivo le tue manacce al collo e nelle altre parti del corpo. La lotta fu forte.
- Vincesti tu, perché il Cristo ti ha dato un'arma alla quale non posso resistere: è l'invocazione del Sangue di Cristo. Invocazione che tu ininterrottamente ripetevi quando ero addosso a te. Quella mattina tu avevi pronto per la spedizione duemila libretti e per questo motivo ti piombai addosso -.
- Mentre siamo sull'argomento delle tue manifestazioni dirette, chiariscimi qualche circostanza un poco oscura: la notte del 24 maggio 1963 venisti nella mia camera. Eri sotto le sembianze di una donna, anzi, di un donnone. Ti sei gettato addosso a me. Io cercai di resistere come al solito, in un dato momento mi rendesti del tutto immobile. Allora mi toccò subire il tuo assalto. Tu sai che quando noi due lottiamo istintivamente ti do dei morsi alle mani e alle braccia; con le mie mani ti tocco, però quando ti do i morsi coi denti non stringo nulla. Come mai che con le mani ti tocco, ovvero sento le tue membra che toccano me e con i denti non stringo nulla? -
- La spiegazione l'avesti quella stessa notte. Subito dopo l'assalto di quella donna, tu mi vedesti in forma umana presso il tuo letto. Allora facesti uno studio su di me. Ti fermasti ad osservare la mia carnagione, i nervi, le vene e l'ossatura. Appena la tua mano toccò la mia mano sull'istante io scomparvi e tu rimanesti solo in camera.
- Noi demoni, sebbene ribelli, abbiamo conservato la nostra natura angelica... Il corpo di quella donna che tu sentivi addosso ed il corpo umano che vedesti, non esistevano come tali, però agivano come se esistessero fisicamente -.
- Perché quell'assalto avvenne in quella notte? - Per uno sfogo di rabbia contro di te, perché il giorno precedente eri stato ricevuto dal Papa in udienza privata e avesti modo di fargli le tue confidenze, cosa che mi era dispiaciuta.
- Mi pare che tanti assalti me li fai a proposito e a sproposito. Ricordi, Melid, che anni or sono mi assalisti nel cuore della notte? Venisti nella mia stanzetta, al solito ti avventasti al collo, ma potesti fare poco, perché come tu vedesti, apparve una mano minacciosa sulla spalliera del mio letto e tu, dopo pochi minuti, dovesti lasciarmi e partire. Ed alla fine di luglio 1983, quando ero a Fiuggi nella pensione Santa Chiara, perché venisti a lanciare una bomba a mano nella mia stanza? Che colpo e che esplosione!
Io dissi: questa volta Melid avrà fracassato lavandino, specchi ed altro. Invece tutto rimase intatto - Volli disturbarti perché a Fiuggi con le tue quotidiane conferenze vespertine mi strappasti delle anime che avevo io e che ritornarono a Cristo -. Pagine 16 - 17 - 18.

COSA PENSARE? SUGGESTIONE?
Nell'intenzione l'autore dell'Intervista a Melid, pubblicata per riservatezza sotto lo pseudonimo di OLDINO MALTES, (anagramma), voleva combattere la levata di scudi di certa stampa laicista alla parola di Paolo VI che faceva un fugace accenno al demonio. Oggi si ha tanto pudore a parlare del demonio, il quale così ci guadagna. È uno dei tanti modi con cui si maschera.
C.S. Lewis in un suo famoso libro - Le lettere di Berlicche - (altro nome di camuffamento del diavolo) nella prefazione scrive: - Vi sono due errori uguali e opposti nei quali la nostra razza può cadere nei riguardi dei diavoli. Uno è di non credere alla loro esistenza. L'altro è di credergli e di sentire per essi un interesse eccessivo e non sano.
I diavoli sono contenti d'ambedue gli errori e salutano con la stessa gioia il materialista ed il mago, Don Tomaselli non era né materialista, né mago, era un sacerdote esemplare che - per cinquant'anni ho esercitato, scrive, il compito di esorcista -.
Quanti santi nella tradizione e nella storia della Chiesa, da Sant'Antonio a San Benedetto, dal Curato d'Ars, allo stesso Don Bosco hanno dovuto denunziare le malefatte e i misfatti del demonio! E le tentazioni di Gesù? Genere letterario? Come si vuole.
- Il modo migliore per scacciare il diavolo se non vuol cedere ai testi della Scrittura è di deriderlo e di insultarlo -. (Lutero).
- Il diavolo... quale spirito orgoglioso non può tollerare di venire canzonato -. (San Tommaso Moro).

MALOCCHIO E FATTURE
Persuase che Don Tomaselli avesse un conto aperto col demonio, molte persone ricorrevano a lui per essere liberate dal malocchio e dalle fatture. Lui accoglieva pazientemente queste persone e le ascoltava. Constatava che si trattava per lo più di superstizioni e si sforzava di tranquillizzarle, ma, dinanzi a certe manifestazioni, si persuadeva che c'era lo zampino del demonio e allora ricorreva ai suoi mezzi preferiti: l'esposizione della dottrina della Chiesa in materia e la preghiera in comune.
Le fatture che gli portavano per lo più le bruciava, alcune più caratteristiche le conservava.
Un giorno sono andato a trovarlo con la curiosità di vedere come erano composte queste cosiddette fatture. Me ne mostrò un cesto pieno di varie specie. Gli domandai: "Don Tomaselli, ma lei ci crede davvero a queste cose?' Mi rispose: "Ci vuole discernimento, ma credo che Satana, solo col permesso di Dio, può fare questi sortilegi. Vada a leggere cosa dice il Piscetta sul "Maleficio" nel suo testo di teologia morale". Il Piscetta l'avevo studiato molti anni prima e ne conservo ancora il Sommario. L'andai a consultare e trovai che tra i peccati opposti alla Religione è elencata anche la "vana osservanza", a cui appartiene, tra l'altro, la magia e il maleficio. Per Don Tomaselli dunque la magia e il maleficio esistono e sono illeciti. Egli, constatando che, a torto o a ragione, molte persone si credono afflitte da questi mali, si prodigava per dare loro sollievo, dicendo che il Signore Gesù ha vinto il demonio e non gli permette di tentarci oltre certi limiti. "E allora, concludeva, preghiamo con fede Gesù che ci liberi dal maligno".

PICCOLE OSTIE
Alla sera dopo le preghiere comunitarie Don Tomaselli, stanco per una giornata d'intenso lavoro, s'intratteneva un'ora o due in adorazione del Santissimo Sacramento. Era suo desiderio che si diffondesse tra le anime devote l'adorazione all'Eucaristia e la riparazione delle offese che riceve.
A questo fine fondò l'associazione laica delle "Piccole Ostie", col proposito statutario di:
- Trattenere con l'adorazione a Gesù Eucaristia la mano della Divina Giustizia ed almeno mitigarne il rigore, riparare i sacrilegi eucaristici, le irriverenze davanti ai tabernacoli, la solitudine in cui è lasciato Gesù Sacramentato e la poca o nessuna fede nel mistero eucaristico.
L'associazione, che è a diffusione nazionale, è aggregata alla Crociata Eucaristica mondiale ed è posta sotto la protezione di Padre Pio.
Don Tomaselli, dove poteva, affidava l'associazione a qualche sacerdote. Lui personalmente curava quelle che si trovavano nelle vicinanze della sua residenza. Spesso nei suoi viaggi visitava quelle lontane sparse per la penisola, esortandole ai vari impegni statutari e organizzativi. Teneva vivo il fervore anche con i suoi scritti di argomento eucaristico e con foglietti volanti intitolati: Scintilla Eucaristica.
Anche nella più tarda età, ultra ottantenne, trascinandosi a stento per la pesantezza delle sue gambe, partecipò sempre alla processione del Corpus Domini, che a Messina è abbastanza lunga e faticosa, in testa alle sue Piccole Ostie, in cotta e stola con stendardo e distintivo.
Don Tomaselli era pensoso sulla sopravvivenza dell'associazione. Dopo la sua morte pensava che nessuno più se ne sarebbe interessato.
Per questo il 2-12-1982 scrisse questa lettera alle varie capogruppo invitandole a collegarsi dopo la sua morte all"Opera Tre Marie", associazione riconosciuta dallo Stato e dal Vaticano:
- Gentilissima Capo gruppo Piccole Ostie,
la signorina Cecilia Bo, dimorante a Carmagnola (Torino), da molti anni in qua ha istituito l'opera detta: Le Tre Marie. Il suo apostolato ha qualcosa in comune col programma delle Piccole Ostie.
Si raccomanda alle Capogruppo di mettersi in relazione con la signorina Cecilia Bo, per partecipare in qualche modo alle sue iniziative di bene, sia per la Riparazione Eucaristica, sia per la devozione a Gesù Crocifisso.
Benedico
Don Giuseppe Tomaselli.
Prima di scrivere questa lettera Don Tomaselli si era inteso con la signorina Cecilia Bo, la quale si era dichiarata disposta ad accettare le Piccole Ostie.
A Palermo, come in tante altre città, è fiorente una Comunità di Piccole Ostie. Nell'ultimo ventennio ne è stata animatrice zelante la signora Pina Curcio che ci ha mandato questa testimonianza.

TESTIMONIANZA A FAVORE DI DON GIUSEPPE TOMASELLI.
- Nel 1961, 21 maggio, si è fatta la prima Comunione mio figlio Cesare (oggi sacerdote). Per tale occasione, giorni prima, sono andata alla libreria San Paolo, per comprare la coccardina bianca che allora i fanciulli portavano al braccio nella prima Comunione.
Fin dall'asilo il bambino frequentò la scuola presso l'istituto delle Suore Salesiane "Santa Maria Mazzarello".
Come detto sopra, alla San Paolo, sul bancone vi era un solo libretto di Don Tomaselli. Con tanto piacere l'ho comprato: era il libro ANIME OSTIE, scritto il 15 marzo '55 da Don Tomaselli.
Debbo confessare che, benché cresciuta in una famiglia molto religiosa e praticante, quel libretto per me è stato come un sole radioso che ha dato tanto aiuto alla maturazione del mio spirito. Io, mamma di cinque figli (quattro femmine e un maschio), arricchita dal frutto di quei libri che in seguito acquistai, ricevetti da essi grande aiuto per la crescita spirituale mia e della mia famiglia, non solo, ma si svegliò in me un grande desiderio di apostolato, desiderio che ho messo in pratica con tanta gioia. Mi procuravo con frequenza tutta la collana dei libri da lui scritti e li diffondevo dovunque, anche negli ospedali.
Pregai quel giovane che mi procurava i libri di farmi conoscere Don Tomaselli, il quale era solito venire, di tanto in tanto, alla tipografia salesiana dell'Istituto "Gesù Adolescente".
Finalmente, nell'estate del 1968, una sera ricevetti una telefonata personalmente da Don Tomaselli, che mi invitava a farmi trovare pronta l'indomani mattina, perché egli sarebbe passato con la macchina e mi avrebbe portata con lui nella chiesa di Santa Chiara.
Lì ho avuto modo di conoscere tante persone devote che lo aspettavano, anche per gli esorcismi. Prima di tutto celebrò la Santa Messa e, con stupore di tutti, prese le particole per celebrare e, al momento della Santa Comunione, senza che le avesse contate... furono tante quante noi (circa 30 persone). Prima che incominciasse gli esorcismi, cercai di salutarlo... dicendo che avevo una famiglia numerosa e non potevo più trattenermi. Lui prima mi volle dare una particolare benedizione ed io, inginocchiandomi, la accolsi con tanta gioia, mentre egli mi appoggiava sul capo il Crocifisso che portava al collo. Mi disse che alla sua prossima venuta mi voleva come aiuto per mettere su la Crociata Eucaristica delle Piccole Ostie... Io frequentavo, fin dal 1960, la Parrocchia del Sacro Cuore alla Noce. Era allora parroco la buon'anima di P. Giuseppe Fiasconaro; allora vivevo l'Azione Cattolica come presidente delle donne e come socia dell'associazione "San Vincenzo" per l'assistenza ai poveri. Poi diventò parroco padre Antonio Fiasconaro, cugino del primo, con il quale si iniziò la Crociata Eucaristica, con tanta gioia e tante Piccole Ostie. Ogni primo giovedì di mese S. Messa Riparatrice e un'ora di adorazione.
Ogni tanto Don Tomaselli veniva e ci si riuniva con tanta gente nel salone della Parrocchia del Sacro Cuore alla Noce, sia per aiutare gli ammalati, distribuendo Crocifissetti benedetti, sia per testimoniare quello che Gesù operava attraverso la lettura della buona stampa. Si arrivò al punto che la venuta di Don Tomaselli era attesa con grande interesse da una grande assemblea di persone.
Durante il mio apostolato della buona stampa ho avuto modo di conoscere il magistrato Salemi, allora un massone al cento per cento. Gli ho offerto il libro che raccoglie di Don Tomaselli i miracoli eucaristici intitolato: L'Ostia Consacrata. Dopo poco tempo il detto magistrato venne a cercarmi per dirmi che voleva conoscere Don Tomaselli...
Nel seguente incontro partecipò alla riunione nel salone della Noce. A un certo punto il suddetto giudice prende una sedia, vi sale sopra e, alzando la mano con il libro "L'Ostia Consacrata", incomincia a gridare in pubblico: - Io ero un massone! Leggendo questo prezioso libro mi sono convertito a Gesù, ed ora sono felice -. Non so descrivere quello che mi è successo... so solamente che da un po' di anni è morto e ha fatto la morte di un santo. Di queste conversioni ne avvenivano continuamente.
Devo aggiungere che, dopo la conversione, il giudice Salemi intraprese varie iniziative giuridiche contro la pornografia e l'indecenza della moda. Ne parlavano tutti i giornali d'Italia.
Posso anche dare fede di un'altra testimonianza strepitosa. Un'ammalata moribonda si trovava in ospedale in coma, per grave malattia al cuore. Un giorno venne a trovarmi la moglie dell'avv. Celauro che faceva parte delle Piccole Ostie. Mi pregò di andare con lei all'ospedale per portare a quell'ammalata uno dei Crocifissini benedetti da don Tomaselli che tenevo in deposito. Quando arrivammo all'ospedale, presi con fede il Crocifissetto e lo posai sul cuore della sofferente. Da tre giorni non prendeva più nemmeno l'acqua: era in coma! Silenziosamente abbiamo pregato. Dopo circa un quarto d'ora l'ammalata apre gli occhi e chiede acqua... Tutti erano commossi. A poco a poco si notò un miracoloso miglioramento e noi ritornammo a casa fiduciosi.
Dopo un po' di tempo la stessa donna ha telefonato che voleva essere avvertita quando veniva Don Tomaselli per la consueta riunione.
Quando vi fu la riunione, la miracolata salì sulla sedia come aveva fatto il magistrato e, gridando di gioia, attestò il grande miracolo...
Altra testimonianza: la mamma di una cugina di mio marito, la signora Palumbo, una donna anziana, stava male alla gola. l medici avevano dichiarato che si trattava di un tumore alla faringe. Appena fu possibile portammo a casa di lei personalmente Don Tomaselli, il quale poggiò il Crocifissetto in bocca alla vecchietta e questa, nel giro di pochi giorni, guarì. Il medico ha confermato che il tumore non esisteva più.
Altro fatto clamoroso. Una donna, madre, credo, di cinque figli, si trovava all'ospedale con una forma gravissima di broncopolmonite. Poiché ormai stava per morire, i medici consigliarono i familiari di portarsela a casa per non farla morire in ospedale. Una delle figlie venne da me disperata e in lacrime per chiedermi se potessi aiutarla facendo venire Don Tomaselli. Ma questi era a Messina. Le diedi un po' di bambagia benedetta da Don Tomaselli e le suggerii di metterla sul petto dell'ammalata. La madre stessa l'indomani tornò coi suoi piedi all'ospedale per farsi controllare dai medici e questi, allibiti, constatarono che era totalmente guarita...
Di fatti come questi, in 30 anni che sono stata
collaboratrice di Don Tomaselli, ne sono successi tantissimi; solo che in passato non mi sono preoccupata di prenderne nota, registrando nomi ed indirizzi.
Sono sicura che se si raccolgono testimonianze anche con l'aiuto della stampa e con la collaborazione di parroci e di gruppi religiosi, se ne raccoglieranno moltissime, e non soltanto in Sicilia.
lo personalmente, trovandomi a Firenze verso il 1979, presso quel gruppo di Piccole Ostie, sentii che testimoniavano parecchie grazie.
Da parte mia, con sicura riconoscenza, posso dire che per 30 anni mi sono prodigata con fede, anche se da parecchio tempo ho trasferito il mio lavoro di apostolato stampa al carissimo prof. Luigi Ricotta e famiglia che con sincero amore continuano il loro lavoro.
Sono certa che, se saranno collaborati, anche dagli stessi Padre Salesiani, la gloria di Dio farà brillare quello che deve brillare.
Ho cercato di esprimermi nel miglior modo possibile per inviare a chi di competenza la mia sincera testimonianza. -
Palermo, 7 luglio 1990.

Pina Curcio
MALATTIA
Alla fine di agosto del 1988 si manifestarono in Don Tomaselli sintomi di malessere localizzati allo stomaco.
Ricoverato alla fine di settembre nella clinica S. Camillo, curato amorevolmente dai medici e dalle Suore, rientrava in comunità nei primi giorni di novembre con una preoccupante diagnosi: cirrosi epatica.
Il 30 dicembre fu ricoverato di nuovo per l'aggravarsi della malattia e per il pressante invito dei medici curanti, nel reparto geriatrico del Policlinico Universitario, dove fu sottoposto a trasfusioni di sangue e a terapie che non erano possibile eseguire fuori di un centro medico altamente specializzato.
Curato e seguito con grande attenzione dal Prof. Mauro Nicita, dopo poco più di un mese di degenza, trascorsa fra gli inevitabili disagi della corsia comune, rientrò nella nostra casa nettamente migliorato.
In ospedale sofferente tra sofferenti, lasciò viva impressione per il modo cristiano e sacerdotale di sopportare il dolore in unione sprituale con Cristo Crocifisso.
Dopo qualche tempo vediamo con meraviglia e gioia il nostro Don Tomaselli alzarsi dal letto, passeggiare nei corridoi, scendere per ben due volte in Direzione, arrivare a piedi nella libreria, cominciare a dettare un nuovo libretto col titolo: - Gesù Misericordioso -.

MORTE
Nei primi di maggio si nota un crollo fisico improvviso che lo porta alla morte.
Si spense serenamente invocando la misericordia di Dio.
In questi nove mesi di malattia fin che fu all'ospedale ricevette la santa Comunione e l'Olio degli infermi con grande fervore e raccoglimento. Quando era nell'Istituto invece un confratello celebrava la S. Messa nella sua stanzetta. Fin che gli fu possibile concelebrò, quando non lo potè più fare, riceveva devotamente la S. Comunione.
Don Tomaselli non era un malato esigente che pensava solo a se stesso, chiuso nella sua sofferenza, ma ha continuato ad essere apostolo, invitando alla preghiera quanti lo cercavano e, visitandolo, gli chiedevano la santa benedizione.
Il bene genera il bene, nella sua malattia il nostro Don Tomaselli, oltre che da infermieri specializzati, è stato assistito con fede, abnegazione e amore filiale volivano, ma vivificavano; nei momenti di sofferenza acuta ripeteva giaculatorie a Gesù e alla Vergine Santa.
Non appena si diffuse la notizia del trapasso, nonostante lo sciopero dei mezzi pubblici e della stampa, un gran numero di persone accorse a pregare e a piangere presso la salma composta nella chiesa dell'Istituto.
Il pio pellegrinaggio si prolungò per tutta la giornata ininterrottamente.
Le esequie celebrate nella chiesa dell'Istituto il giorno 10 maggio sono state l'esaltazione evangelica dell'uomo umile e buono che è passato nella nostra comunità cristiana in santità di vita, beneficando anime e corpi.
Oltre sessanta sacerdoti concelebrarono la liturgia, presieduta dall'Arcivescovo S. E. mons. Ignazio Cannavò, che espresse la gratitudine per il lavoro svolto da Don Tomaselli nelle Chiese locali e ultimamente nella diocesi messinese.
Una folla commossa di persone accompagnò la salma al cimitero, che poi fu tumulata nella monumentale cappella salesiana, dove è meta di visite e pellegrinaggi devoti.

VITA RELIGIOSA
Si legge nel Vangelo che Gesù dice ad un giovane: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che hai, dallo ai poveri e seguimi"
D. Tomaselli sentì per sé queste parole divine, lasciò tutto, seguì Gesù e, facendosi religioso salesiano, si sforzò di tendere alla perfezione cristiana e religiosa con l'esercizio di ogni virtù, tanto che molta gente lo considerava un santo.
Un anno si recò a Gambarie sull'Aspromonte in un soggiorno salesiano per scrivere un libretto che gli urgeva nell'anima. Trovandosi in montagna, dove pensava che non fosse conosciuto, credeva di potere attendere in piena tranquillità alla sua opera. Invece si sparse la notizia della sua presenza tra i villeggianti e fu un accorrere di gente. Dicevano: "Vogliamo conoscere il monaco santo".
La stesura del libretto fu rimandata, ma con quella buona gente, lui, al solito, non perdette ma occupò bene il tempo.
Se chi mira alla perfezione si sforza di esercitare tutte le virtù, ci sono sempre alcune virtù che si evidenziano di più secondo le peculiari attitudini e scelte personali.
In un semplice profilo biografico non è possibile dire tutto sulla vita di D. Tomaselli, vita semplice, ma spiritualmente ricca.
Non possiamo però fare a meno di dare un certo rilievo ad alcune virtù caratterizzanti. "La purezza, soleva dire, è il campo di battaglia di tutti". Ed è una risonanza di D. Bosco. Per la conquista di queste virtù portò, per lungo tempo, il cilicio. La purezza la manifestava subito anche nel portamento mite e delicato, in quel camminare con gli occhi bassi, proprio quegli occhi da cui trapelava vivacità e intelligenza, che egli costringeva all'umiltà e alla mortificazione per salvaguardare la sua purezza. Il suo modello erano Gesù, Maria Vergine, S. Giuseppe e D. Bosco.
Al suo patrono dedicò un libretto "La Verginità di S. Giuseppe". Nell'introduzione si legge: "Dio è purissimo spirito, la sua infinita Maestà, circondata dalla corte celeste di puri spiriti, come poteva vivere nella casa di Nazareth non gustando i bagliori che emanavano i corpi verginali di Maria e di Giuseppe?"
Si domandava: "Come può essere efficace un sacerdote nel suo apostolato se non emana il profumo della verginità e della purezza?"
Per questa sua purezza si spiega anche l'attrazione che esercitava tra la gente che sempre accorreva a lui dovunque si trovasse.
La sua povertà era esemplare. Non comprava quasi niente per sé. Portava quasi sempre vestiario che gli veniva regalato e spesso roba già usata e smessa dagli altri.
A questa personale povertà corrispondeva la sua carità silenziosa verso i poveri che si avvicinavano a lui.

TUTTO PERFETTO?
Tutto perfetto allora? Nessuno parlava male di lui? Come pretenderlo, se lo stesso Gesù è stato segno di contraddizione e ancora viene insipientemente bestemmiato? "Come hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi", disse Gesù che era la perfezione in persona.
Don Tomaselli aveva Gesù come ideale, aveva però i suoi limiti che per alcuni potrebbero essere anche difetti. Non c'era verso per esempio di fargli capire di essere pulito. Tutto assorto nello spirituale, ma con i piedi sempre a terra, trascurava la pulizia personale.
Era consapevole che non a tutti era gradito il suo creduto miracolismo. Non ne faceva una malattia, D. Bosco aveva sofferto cose peggiori e così tanti santi, pensava.
Per i malevoli non gli ho sentito dire mai parole di amarezza o di critica. Ingoiava, sopportava in silenzio, offriva a Dio e pregava per coloro che lo facevano soffrire.
Nel 1988 celebrò il suo 60mo di sacerdozio. È un avvenimento raro, eccezionale e di solito si festeggia solennemente. Lui lo visse nel nascondimento e quasi nel silenzio. Chiedeva solo preghiere e specialmente sante Messe da celebrare perché il Signore avesse pietà di lui.
Nel ricordino-immagine del suo 60°, che non a caso porta 1'effige di Cristo incoronato di spine, nel retro in alto si trovano scritte queste parole: 'Pietà di me, Signore nella tua gande misericordia".
Riconosceva quindi i suoi limiti umani e chiedeva perdono al Signore.
Nel suo diario afferma che era travagliato dal fomite della concupiscenza, dalla superbia, dall'orgoglio e dalla compiacenza per le sue doti non comuni.
Si confessava frequentemente per avere l'assoluzione sacramentale, anche se, come abbiamo detto, dichiara nel suo diario che solo i tre giorni prima del battesimo non era stato in amicizia con Dio.
Era riconoscente al Signore dei doni ricevuti. Scrive nel suo diario: - Ho ricevuto in abbondanza da Dio grazie non solo ordinarie, ma specialmente straordinarie -, ma aggiunge subito umilmente: - Questo pensiero delle grazie di predilezione mi riempie di timore, perché "molto sarà chiesto a chi molto è stato dato"...
Ed è parola del Vangelo.

FRA POMPILIO CROCIFISSO MARANGIO
Che conto teneva delle critiche? Il suo comportamento a questo riguardo lo possiamo ricavare da un suo messaggio a fra Pompilio.
Un giovane frate della parrocchia di S. Francesco d'Assisi in Campi Salentina (Lecce), venerato per le sue virtù e per le credute stimmate, trovava spesso incomprensione e contrasti. Scoraggiato si sfogava con D. Tomaselli più esperto di queste cose.
D. Tomaselli per lui scrive questo messaggio: - Fra Pompilio,
ti bacio la mano, perché hai ricevuto un dono, e Dio santissimo te l'ha dato per proteggere e aiutare i malati, nel corpo e nello spirito. Sii molto accorto, perché tu hai dei nemici e devi perciò stare molto attento a non dire tante cose, né tue personali, né di Armanda, né di altri carismatici.
Sappi scegliere le persone!
A chi crede ai carismi, parla! A chi non crede, non dire nulla, sta zitto, perché questi possono fare del male.
Oggi non c'è più tempo per convincere tante persone. Parla a quelli che hanno il cuore aperto a queste cose! Coloro che chiudono, lasciali stare! Ci penserà la grazia di Dio. Prega per loro!
Oggi molti si credono deputati a giudicare gli strumenti di Dio, come se fossero oggetti: - questo è bello, quello è brutto; quello fa bene, quello fa male-. Ma non sapete, che sono persone consacrate a Dio, e chi è sacro, non va toccato se non da chi ha l'autorità per farlo e ha le mani pulite? E questo lo potete dire con semplicità e gioia: Dio protegge i suoi strumenti e vuole che siano incontaminati, che siano forti, giusti e non siano ostacolati nel loro cammino da chi cerca solo la gloria terrena, umana, l'affermazione di se stesso ed è pieno di superbia!
Fratelli cari, è venuta l'ora di dire: chi ha fede, creda e prenda le dovute decisioni, perché Gesù verrà e metterà a posto le cose su questa terra.
Abbiate pazienza gli uni gli altri; non lasciatevi andare a troppe considerazioni su quelli che sbagliano! No, no! Non li giudicate per niente, non ne parlate! E dite con sincerità di cuore: noi abbiamo in animo di servire Dio e Lui solo, e non c'importa niente di tutto il resto. Dite tutto quello che volete! Gesù è al centro del nostro cuore, Lui serviremo, Lui ameremo, Lui glorificheremo!
Questa è la vita dei santi, che non guardano a destra e a sinistra, non giudicano nessuno e vanno avanti, fieri, santamente alteri di essere figli di Dio; perché chi si sente figlio di Dio in fondo al cuore è sempre felice e forte, e dice: "Gesù Cristo Dio, Salvatore del mondo, mi aiuterà, mi salverà, mi innalzerà e mi condurrà nella via luminosa che conduce alla santità e alla vita dei cieli"...
La pace, la grazia e la benedizione di Dio discenda su di voi attraverso l'umile
Giuseppe Tomaselli

MESSAGGIO
Questo scritto Don Tomaselli l'ha chiamato messaggio. La parola ha una certa solennità. Valeva la pena sprecarla? Don Tomaselli non era il tipo di fare sprechi né di parole, né di stile, né di altro. E allora vediamo di capire le ragioni.
Nella prima parte usa il tu e si riferisce al caso Pompilio che poteva essere, e lui lo sentiva, il caso suo: - Prudenza, prudenza nel parlare di doni carismatici, si può essere incompresi, o peggio fraintesi! -
Don Tomaselli fu prudente?
La botte necessariamente dà il vino che ha, qualche cosa è trapelata e si può desumere da un suo scritto, "Sacerdote, leggi!", anche se presentato al pubblico in incognito. Soprattutto si può desumere dalle testimonianze di tante persone che lo sentivano parlare.
Nella seconda parte del suo messaggio il discorso si allarga in un tono più solenne: "Fratelli cari, è venuta l'ora di dire" ecc.
Sono parole insolite in Don Tomaselli che rivelano il servo innamorato di Dio che vuole fare innamorare gli altri.
Scrivendo precedentemente dei rapporti di Don Tomaselli con padre Pio lo abbiamo visto come allievo di fronte al maestro. Ora i rapporti si sono invertiti: Don Tomaselli maestro si rivolge a fra Pompilio allievo. Sembra una scuola fra carismatici.

SPIRITUALITÀ
Don Tomaselli ci lasciò un manoscritto inedito, un quaderno, su cui egli ha scritto il suo diario spirituale e non l'ha scritto per vana compiacenza; ma "per non disubbidire ad istanze autorevoli".
Si ricava con evidenza la sua spiritualità che ha le sue radici nella spiritualità cristiana e salesiana: "Lo spirito salesiano trova il suo modello e la sua sorgente nel Cuore di Cristo" "suo centro e sua sintesi è la carità apostolica" "Predicare, guarire, salvare sotto l'urgenza del Regno che viene".
Sono espressioni queste tratte dalle Costituzioni Salesiane che esprimono con linguaggio nuovo il motto scritturale e programmatico di Don Bosco: "Da mihi animas caetera tolle" Dammi le anime, prenditi il resto.
Nell'introduzione al volumetto: "Guida spirituale" scrive:
- Prima di dare la scalata ad una montagna, si devono misurare le proprie forze, non caricarsi di pesi inutili ed avere una buona guida.
- La perfezione cristiana è un'alta montagna da salire. Tutti siamo stati creati per raggiungere il paradiso.
"Siate perfetti, dice Gesù Cristo, come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli (Mt. 5,18).
Queste parole divine non sono rivolte solo ai sacerdoti, ai frati, alle suore, ma a tuttti coloro che sono battezzati.
- Ma è possibile conseguire la perfezione cristiana, cioè vivere intensamente la vita spirituale? Certo, perché il Signore non comanda l'impossibile e non invita a cose assurde, poiché dice: "Siate perfetti", è sua volontà che ognuno si sforzi di conseguire la perfezione secondo i talenti ricevuti e secondo lo stato di vita che ha abbracciato.
- Chi dicesse: non posso attendere alla vita spirituale, perché devo guadagnarmi il pane, perché sono nel matrimonio, perché desidero accasarmi, perché ho poca istruzione, chi dicesse così sarebbe in errore.
La perfezione spirituale non ha limiti, ogni anima raggiunge quel grado che vuole, secondo la misura della Grazia di Dio e proporzionata al grado di buona volontà che ci mette.
L'unico impedimento alla vita spirituale è la pigrizia e la cattiva volontà. Ed allora è il caso di dire: "Signore liberaci dalla cattiva volontà"-.
Scrive ancora: - Quante vanità, quante impazienze, quanto tempo sprecato! Lavoravo sì ma non c'era in tutto la retta intenzione. La retta intenzione è il mio proposito di ogni giorno, di ogni anno negli esercizi spirituali.
- Posso affermare che da che mi sono ripreso nello spirito, sono stato più attento per evitare venialità e imperfezioni -
Sono brani del suo diario, messi a commento della sua svolta spirituale, che ci indica quanto ormai sentiva la necessità e la tensione spirituale verso la purificazione e la santità.

VERO SACERDOTE
Don Tomaselli visse i suoi 61 anni di sacerdozio in unione a Cristo. Aveva un altissimo concetto di questo dono del Signore. Lo possiamo vedere da ciò che scrive nella copertina del volumetto intitolato: "Sacerdote, leggi!" Traccia un profilo del sacerdote come lui cercava di viverlo e di farlo vivere. Tra l'altro scrive:
- Ciò che potrebbe disgustare ed amareggiare Gesù è il vivere di quei sacerdoti che hanno il culto della modernità di oggi, condividendo le vedute del mondo, mentre dovrebbero vivere morti al mondo librandosi in alto senza imbrattarsi, per potere diffondere la luce.
Il sacerdote austero di condotta, formato ai pascoli della vera vita va incontro alle anime. Deve tenere punti fermi e assodati nell'immutabilità della legge del Vangelo che dice: "Non si possono servire due padroni".
- Il tempo attuale semina zizzania d'ignominia. Il prete dovrebbe rimanere immune da tale contagio e coltivare il suo genere di vita di vera donazione, come lo furono i discepoli di Cristo. Nel sacerdote si dovrebbe sentire la fragranza della sua sacra unzione.
- Il ministro del Signore deve essere dedito alla preghiera ed evitare l'operosità convulsa. Il sacerdote di Dio deve essere amante della vita interiore compendiata nell'Eucaristia, deve trasmettere alle anime la vita divina, per farle giungere ad una vera spiritualità -.
Così Don Tomaselli sentiva il carattere e l'impegno sacerdotale, così lo visse per 61 anni.

SOPRANNATURALE?
L'interrogativo è d'obbligo.
Il Cristianesimo crede nel soprannaturale ed è persuaso che questa realtà si possa manifestare in molteplici modi. Tutta la Bibbia ne è piena. Sin dai primi tempi della sua esistenza la Chiesa si è preoccupata di sottoporre ad accurato esame quanto si presenta come soprannaturale.
Per evitare qualsiasi equivoco è meglio parlare di manifestazioni straordinarie, comprendendo in questa voce apparizioni, visioni, bilocazioni, messaggi, profezie, guarigioni insperate e altri fenomeni che sembrano andare al di là di fatti naturali, ma che qualcuno potrebbe a volte spiegare come fenomeni di parapsicologia.
L'approvazione anche ecclesiastica di un fatto straordinario come le apparizioni di Lourdes e di Fatima, non obbliga il cristiano ad un atto di fede come di fronte ad un dogma.
Don Tomaselli nei suoi libretti parla di fenomeni straordinari che possano riguardarlo anche direttamente. Che credibilità può avere? Non c'è dubbio che fosse in buona fede e soggettivamente si comportasse spesso come se si sentisse oggetto di fatti straordinari. Su tutto oggettivamente è difficile per ora dare un giudizio.
La gente devota ci credeva e ci crede ancora, altri meno. Il tempo potrà chiarire o spazzare tutto. E noi lasciamo "ai posteri l'ardua sentenza" e se riferiamo alcuni fatti dichiariamo di volere dare una fede puramente umana quale merita qualsiasi avvenimento, in attesa di giudizi più autorevoli.
C'è il pericolo di suggestione e di superstizione? Certo! Ma la suggestione può durare per tutta la vita in una persona sana? E la superstizione? Di questo pericolo Don Tomaselli era consapevole, ma cercò sempre di combatterlo con le parole e con gli scritti. Un suo libretto è appunto intitolato "Le superstizioni" e ne tratta adeguatamente.
Nell'introduzione scrive: - Una piaga popolare e religiosa è la superstizione.
Più si è ignorante e più si tende alla superstizione -.
- Poichè nell'esercizio del ministero mi sono imbattuto in molti casi tipici e curiosi, credo riportarli in questo scritto, affinché si comprenda la vacuità delle superstizioni e si sappiano giudicare certi fatti che sono stimati strabilianti -.

FLUIDO MISTICO?
Anche qui l'interrogativo è d'obbligo.
Don Tomaselli in età matura, dunque non era cosa innata, scoprì che possedeva un "fluido particolare". "Come lo scoprì? "gli chiesi una volta. "Dando la benedizione e stendendo le mani su certe persone, queste dicevano che sentivano un certo calore particolare che recava sollievo ai dolori e, a volte, guariva certe malattie."
"E perché, insistetti, lo chiama mistico? Non può essere un fenomeno naturale come capita a certi guaritori o pranoterapisti?"
"No, mi risponde, i pranoterapeuti per emettere il loro fluido naturale fanno fatica, emettono energia vitale, come dice la parola, io invece non faccio nessuna fatica, le mie mani restano fredde, emanano calore che, a volte, in base alla fede, anche a distanza, pocura sollievo e guarigione ai sofferenti".
Il fatto sta che molti andavano da lui e ne ricevevano benefici fisici e spirituali.
Benediceva anche crocifissetti di metallo, cotone idrofilo e anche fazzoletti e indumenti personali.
La gente accorreva a lui anche per queste cose. Sono molte le persone, alcune anche con una certa diffidenza, che si presentavano a lui e assicurano di avere ricevuto grazie e anche guarigioni straordinarie. Forse avevano predisposizioni particolari?
Le testimonianze sono moltissime e anche documentate, ne presentiamo alcune. L'imbarazzo è nella scelta.

DALLA SVIZZERA
La dottoressa Elisa Zanolari residente a S. Gallo (Svizzera) tra l'altro scrive:
- Don Tomaselli, che ho conosciuto per ben 18 anni, è stato mia guida spirituale. Un suo libretto è stato dettato da Gesù. Il demonio bruciò un altro suo libretto.
- Che cosa era il centro, la base, la luce della sua vita spirituale e del suo apostolato? L'amore per Maria e per Gesù nel santo Sacramento.
- Io ho conosciuto molte personalità nella mia vita, ma non ho mai conosciuto nessuna persona umile come lui. Padre Tomaselli fu un grande esorcista. Nel libretto: "Angeli ribelli" egli scrisse: "La prima volta che ho fatto un esorcismo, si trattava di una bambina di nove anni figlia di un calzolaio. Essa era buona e pia, e per questa ragione, Lucifero voleva farla soffrire. Dopo molte preghiere e benedizioni la bambina fu liberata.
Don Tomaselli fu un grande guaritore. Un giorno mi scrisse un tedesco, pregandomi di spedirgli un crocifissino benedetto da Padre Tomaselli. Appena l'ebbe ricevuto, mi rispose con tre frasi: "Ho vent'anni, ho ricevuto il crocifisso. Da quando l'ho ricevuto ho cambiato strada".
- Il Crocifisso l'aveva convertito.
- Una signora tedesca, proprietaria in Germania di una grande libreria, aveva ricevuto da me dei crocifissi benedetti da Padre Tomaselli. Essa ne regalò uno ad una signora malata di cancro. Appena se lo mise addosso, fu guarita e i professori dell'Università di Túbingen constatarono che il cancro era sparito.
Ho sempre avuto grande fiducia nella preghiera di Padre Tomaselli. Gli scrissi pregandolo di pregare per il figlio di una mia conoscente che da un anno era ammalato di nervi. Dopo poco tempo egli fu dimesso dal manicomio.
Quanti fatti potrei citare in favore di questi crocifissini che fanno "miracoli" -.

OSSERVAZIONI
La dottoressa accenna ad un libretto bruciato dal demonio ed ad un altro che gli era stato dettato da Gesù.
Don Tomaselli ha fatto vedere ad altri il primo libretto. L'ho visto anch'io bruciacchiato e quasi illegibile. Per l'altro gli ho chiesto diffidente: "Ma proprio Gesù l'ha dettato?" "Osservi lo stile, mi rispose". Ho letto il libretto ristampato. Effettivamente quello non era lo stile di Don Tomaselli.
La dettatura di Gesù non penso che sia da intendere letteralmente; è probabile, secondo me, che Don Tomaselli si sia sentito interiormente ispirato da Gesù.
Quanto è facile però ingannarsi in queste cose anche da persone rette e credute sante!
In quanto ai crocifissini e al loro fluido mistico raccomandava sempre: - Perché apportino frutti ottimi bisogna:
1) Essere in grazia di Dio e promettere di avvicinarsi con la santa confessione.
2) Fare la Comunione.
3) Abituarsi alla recita quotidiana del santo Rosario.
4) Recitare ogni giorno cinque Pater alle cinque piaghe di Gesù -
Così troviamo scritto in un foelietto da lui stampato.

PROFUMO
Altra testimonianza:
- Io sottoscritta Angela Barbera Rini, domiciliata e nata a S. Margherita Belice il 26 - 10 - 1913, nelle mie piene facoltà mentali d'intendere e di volere, dichiaro quanto segue:
- Ho conosciuto Don Giuseppe Tomaselli nell'anno 1963.
Per sua intercessione ho ricevuto da Dio tanti favori e grazie, ne elenco solo tre. -
Il primo è un episodio molto interessante, ma troppo lungo per trascriverlo qui. Si tratta di: - Un acutissimo profumo, era un miscuglio di gelsomino, rose e tuberose. Simile a quello che emana Padre Pio che la signora prima sentì da un oggetto di Don Tomaselli che era lontano e poi lo costatò lui presente -.
Don Tomaselli trascurato com'era per la sua pulizia personale a tutt'altro pensava che a mettersi addosso profumi di sorta. Incuriosito da questa testimonianza ho voluto interrogare i suoi collaboratori che da molti anni hanno lavorato con lui in libreria.
Sia il Dottor Cavallaro, sia la signorina Caterina, mi hanno confermato il fenomeno di questo profumo che a volte, sia loro, sia altre persone, sentivano anche quando Don Tomaselli era lontano.

NODULO NERO
Il secondo favore:
- Soffro di varice alle gambe in modo spaventoso. Adesso porto le calze elastiche di fabbricazione tedesca. Un giorno sono stata tormentata da un forte dolore alla gamba, era avvenuta la fuoriuscita di un nodulo nero della grossezza d'una piccola noce. Sono stata costretta a stare a letto due mesi, perché poteva aprirsi la vena e diventare ulcerosa senza più rimedio di guarire. Sapevo per esperienza avuta che Don Tomaselli aveva avuto in dono il "fluido mistico" e quando Nostro Signore lo permetteva, dove poggiava le mani, avveniva la guarigione. Saputo che si trovava a Palermo, volli andare da lui.
Con molta fede lo pregai di poggiare la sua mano sopra la vena, con grande umiltà mi accontentò e, dopo avere pronunziate alcune preghiere, mi augurò la guarigione. Tornata a casa il nodulo era scomparso. Sono passati 15 anni e da allora fino ad

VEDEVO IL PADRE
Il terzo favore
- Il giorno 9 maggio di quest'anno 1989 con grande dolore appresi la notizia della morte del caro Don Tomaselli, ho pianto tanto... Otto giorni dopo mia figlia Flora Rini in Misuraca fu costretta a sottoporsi ad una visita ginecologica. Il nostro dolore fu grande nel sentire dal professore che doveva operarsi subito, perché vi era un fibroma uterino.
Giorno 20 maggio mia figlia era già in sala operatoria all'ospedale "Aiuto materno di Palermo" sotto i ferri del professore De Grigoli. Conoscendo la santità del padre, mi sono rivolta a lui e con la fede che sposta le montagne pregavo Gesù che permettesse a Don Tomaselli d'essere lui il primario e operare con la sua mano benedetta. Ho promesso la pubblicazione della grazia. Non ho smesso un attimo di pregare.
In tutta verità, posso anche giurarlo, con gli occhi dello spirito vedevo il padre vestito di nero fra i dottori attorno a mia figlia.
Due ore dopo lo vedevo uscire dalla parte destra della sala. Fu allora che dissi a mio genero le testuali parole: "Salvatore hanno finito". Questi mi guardava sbigottito, ma dopo pochi minuti costatò la verità. Mia figlia era stata portata in camera. Tutto è riuscito bene con meraviglia di tutti i medici. Mi auguro che nostro Signore lo annoveri tra i beati e al più presto lo elevi agli onori degli altari -.

DAL BELGIO
Dal Belgio in data 30 - 3 - 1990 arava questa lettera dal sig. Mario Zappetti.
Rue S. Hubert n. 39 Neuville - Cari Padri Salesiani,
Finalmente dopo tanto tempo vi rispondo con lettera di ringraziamento per avere ricevuto tempo fa le croci e il libro di Don Tomaselli. Queste croci me le aveva date un padre cappuccino, che predicava sempre in nome di Dio... Grazie a queste croci sono avvenute tante cose straordinarie a chi sono state donate, guarigioni sia dell'anima e sia al corpo, insomma io dico di miracoli!... Vi supplico in nome di Dio: mandatemi ancora le croci e vedrete che la Madonna vi sarà sempre vicina, anche la buon'anima di Don Tomaselli sarà sempre su di voi -.

DA BRINDISI
La signora Donatella Colella di Brindisi in data 12 - 1 - 1990 scriveva che aveva ricevuto grazie straordinarie da Don Tomaselli.
In data 20 - 1 - 1990 le si chiedevano elementi più precisi e in data 31-1-1990 rispondeva con una lunga lettera in cui narra le sue sofferenze di cuore. In una crisi cardiaca invocò Don Tomaselli e fu guarita "in un minuto"; poi continua:
- Carissimi, avrei tanto da raccontarvi su Don Tomaselli. Anche il cotone che mi ha dato mi diede dei segni. Ad esempio, ad una ragazza di 13 anni con un forte mal di testa e febbre alta, il cotone benedetto fu miracoloso: mentre pregavo Don Tomaselli, la ragazza si addormentò e il mal di testa le cessò.
- Mio marito, altro esempio, costretto a lavorare tra la polvere di ferro soffre di allergia agli occhi che gli procura molto spesso notti insonni, con gonfiore agli occhi e forti bruciori. Una notte mi ha chiamato perché non riusciva a dormire per il dolore, cercai di preocurargli del sollievo con Imidazil, collirio, ma ciò sembrò insufficiente. Fu così che gli posi su gli occhi il cotone di Don Tomaselli e lui si addormentò. Grazie di cuore per ogni cosa.
In fede Donatella Colella -
Come si desume dalle date i fatti risalgono a tempi posteriori alla morte di Don Tomaselli.

UNA SUORA
Ecco cosa scrive una suora:
- Soffrivo molti dolori ai piedi per artrosi, avevo le dita deformate.
Dopo la morte di Don Tomaselli mi consigliavano di rivorgermi a lui, io ero diffidente, però, mentre leggevo la sua Lettera mortuaria, guardavo la foto e dicevo a lui: "Se siete santo aiutatemi a fare scomparire questi dolori per poter meglio lavorare. Mentre mi avviavo in chiesa sentii dai piedi alle ginocchia un formicolio straordinario, volevo chiedere aiuto alla direttrice, ma il dolore cessò. Raggiunta la camera mi sentii sollevata e, baciata la foto, continuai a leggere la lettera e invocavo Don Tomaselli ringraziandolo.
Posso affermare che da quel momento mi sono sentita migliorata e questo miglioramento continua ancora.
Suor Michelina Bonomo
Tra le testimonianze mi pare conveniente dare un giusto rilievo a quelle dei collaboratori stabili di Don Tomaselli:
Il dottore Gioacchino Cavallaro e la ragioniera signorina Caterina Torcasio, sono stati per molti anni fianco a fianco con Don Tomaselli condividendo disinteressatamente le fatiche a volte stressanti dell'apostolato.

SIGNORINA CATERINA
Alla signorina Caterina ho presentato alcune domande specifiche a cui gentilmente ha così risposto:
- Signorina Caterina, le costa personalmente di guarigioni straordinarie operate da Don Tomaselli? - Sì, in tutti questi anni ho potuto constatare personalmente molte guarigioni straordinarie operate da Don Tomaselli, sia su persone, sia su di me stessa. Ricordo che in tante conferenze che lui teneva, tanti soffrivano di tumori, altri di cuore, molti di esaurimento, sciatica e altre malattie. Dopo un periodo di tempo molti ritornavano nella nostra sede per portare un buon esito di guarigione ottenuta. Egli a tutti confermava che il merito era di Gesù e della Madonnina.
- Si dice che anche a distanza si sentisse un profumo speciale dovuto a Don Tomaselli, lei ne è a conoscenza?
- Sì, il profumo mistico di Don Tomaselli è stata una grazia del Signore nel corso degli anni. Molti di noi lo abbiamo sentito durante la conferenza del venerdì, nella santa messa da lui celebrata, in occasione del suo onomastico o compleanno e in alcune feste. Nella sua umiltà non confermava che era lui, diceva che il Signore poteva permettere tutto.
- Del fluido mistico che cosa sa?
- Il fluido mistico, che il Signore gli aveva concesso, è un dono non per lui, ma per gli ammalati che lo avvicinavano. Molti desideravano la guarigione fisica, ma in realtà avevano bisogno della guarigione dell'anima.
Don Tomaselli diceva sempre: "Quando mi presenterò al Signore non dovrò dare conto delle guarigioni fisiche, bensì delle anime portate a Dio". Questa frase mi ha fatto molto pensare. Molte conversioni sono avvenute, molti si sono accostati ai Sacramenti. Tanti si rassegnavano e accettavano la sofferenza come purificazione dei peccati. Il fluido mistico, quando lui era lontano, si sentiva a distanza. Preciso che nella libreria pregavamo alle 12 di ogni giorno e alla presenza di molte persone e avvertivamo il fluido mistico, presenti io, la signorina Vento, Elena Neri, la signora Torre, il prof. Palamara di Reggio e altri. Affermo ancora che due anni fa mia madre Materazzo Maria era ricoverata alla clinica S. Camillo di Messina, ed io più volte al giorno, aiutando lui nel suo lavoro, la facevo benedire a distanza.
Il caso di mia madre era molto delicato. Assicuro che oggi a distanza di tanto tempo sta bene e dico che ha ottenuto benefici nell'anima e nel corpo.
- È vero che il cotone, il fazzoletto o indumenti vari davano sollievo con la sua benedizione?
- Sì, è vero. Tutt'oggi coloro che sono in possesso di cotone da lui benedetto, fazzoletti o indumenti vari, ottengono a volte grande sollievo sia fisico sia nello spirito. Sono tante le persone che lo confermano.
- I crocifissi da lui benedetti davano anche sollievo e salute?
- Non posso neanche contare le telefonate che mi arrivano ancora, ad un anno dalla morte del padre. Questo piccolo crocifisso metallico continua ad operare guarigioni e conversioni. Ha aiutato molto anche mio fratello Vincenzo. Nel gennaio scorso ha avuto un'emorragia maculare all'occhio destro. Gli ho consigliato di posare sull'occhio il cotone benedetto e il crocifisso.
Affermo che in breve tempo è migliorato, lui che era incredulo sul fluido. D'allora in poi si è avvicinato a Dio e frequenta con convinzione la chiesa e i sacramenti. Altri non avvertono niente. È questione di fede e di volontà di Dio.
- Cosa può dirmi della spiritualità di Don Tomaselli?
- In tutti questi anni trascorsi accanto a lui confesso che ho visto Don Tomaselli sacrificarsi constantemente per l'opera caritativa da lui fondata. Anche se con febbre forte e altri disturbi, specialmente, negli ultimi anni della sua vita, riceveva molte persone giornalmente, sacerdoti, suore e gente di ogni specie. Trascorreva ore e ore per consigliare, confortare dando speranza e aiutando in tutti i modi. Ricordo che anche noi non andavamo a mangiare per accontentare tutti.
Era d'una purezza assoluta, sono sicura che davanti a Dio non avesse alcuna macchia. Aveva uno speciale amore per l'Eucaristia. Possono confermarlo i confratelli, le suore, i devoti che l'hanno conosciuto.
Ricordo che mi portava nelle varie conferenze la domenica per aiutarlo e, ritornando la sera a ora tarda, era sfinito, non aveva la forza di salire le scale. Io pensavo che andasse a dormire e con il dr. Cavallaro l'accompagnavamo. Il mio stupore era che voleva essere accompagnato in cappella. Quando la trovava chiusa, si metteva dietro la porta a pregare, esortando anche noi a pregare con lui per molto tempo e ringraziare il Signore della giornata trascorsa.
Indossava anche indumenti fuori uso. Non intendeva avere per sé roba nuova. E se gliela regalavano aspettava il momento propizio per darla ai poveri.
- Don Tomaselli si sentiva spesso disturbato dal demonio. Lei è a conoscenza di qualcosa a questo riguardo?
- Il caso richiede riservatezza. Ricordo che Don Tomaselli soleva fare in giorni prestabiliti preghiere speciali su ossessi, presenti numerose persone. In queste occasioni il demonio per bocca del paziente lo chiamava "maledetto corvo, tu mi rubi anime". Abbiamo visto lottare con la forza di un giovane il vecchio Don Tomaselli contro questi ossessi. A parole non si può descrivere ciò che abbiamo visto, si deve essere presenti. In quell'occasione un uomo che era stato ateo e non credeva a niente, si convertì, inginocchiandosi a terra e chiedendo perdono a Dio della sua vita passata. Altre occasioni si sono presentate anche in presenza di altri sacerdoti e confratelli che lui invitava a pregare per questa categoria di anime.
- Di personale ha qualche cosa da dire?
- Sì, ho dei ricordi che desidero rimangano tali. Ringrazio Gesù e la Madonnina che mi hanno concesso di conoscere e lavorare con un uomo di Dio.
In questi anni trascorsi accanto a lui mi confidava in varie occasioni: Signorina Caterina, Gesù vuole che dopo la mia morte ci sia qualcuno che s'interessi dell"Opera". Questa persona è lei. Durante la malattia mi ripeteva spesso: "Caterina, se vuoi che io muoia contento, ascoltami: come io ho scritto in tanti anni questi libretti conosciuti dovunque, così ho seminato la buona stampa, adesso tu con l'aiuto di Dio puoi diffonderli. Stai tranquilla, io ti assisterò in modo particolare e sarò accanto a te".
Quel giorno era l'8 maggio 1989, sapevo che era l'ultima volta che lo avrei visto vivo, in quanto assieme al dottor Pagano, sua madre, la signora Torre e un confratello lo avevamo preparato all'incontro finale con Gesù. Preciso: il dottor Pagano lo ha assistito e curato giornalmente nelle ultime settimane. Don Tomaselli prima d'andarmene mi disse: "Domani portami le scarpe da morto".
Oggi a distanza di un anno posso dire che ho mantenuto la promessa fatta, mandando avanti con la grazia di Dio 1'opera da lui fondata e affermo che in quest'anno migliaia di libri sono stati diffusi in tutto il mondo. Di tutto questo ringrazio Dio fino alla fine dei miei giorni.
Caterina Torcasio
Via Quod Quaeris is. 434/33 Messina
La stessa signorina Caterina mi raccontò il seguente fatto:
- Il sig. Dante Scarrone, salesiano laico, tipografo che stampava i libri di Don Tomaselli era venuto a Messina. Entrò in chiesa a pregare, Don Tomaselli lo vide e mi disse a bassa voce: "Vedi il sig. Scarrone, sembra l'emblema della salute, eppure potrà morire presto improvvisamente, preghiamo per lui -.
Dopo alcuni mesi arrivò purtroppo la brutta notizia. Il sig. Scarrone morì improvvisamente colpito da edema polmonare il 1 - 1 - 1989.

DOTTORE CAVALLARO
Sentiamo l'altro collaboratore di Don Tomaselli, - Io, Gioacchino Cavallaro, da tanti anni conoscevo D. Tomaselli e ho avuto l'occasione di poterlo aiutare. In questo tempo ho costatato il bene prodotto alle anime che a lui ricorrevano in ogni necessità. Ricordo che sono venuti a fargli visita tanti, dall'onorevole al brigatista rosso. Tutti sono stati accolti con pari carità.
La figura che ne traspare è quella di un sacerdote sempre sollecito delle necessità del prossimo. Era da tutti ben voluto per la sua dolcezza. In tante occasioni soleva dire: attira più una goccia di miele che un barile di aceto.
Ricordo che nella lettera di un carcerato si leggeva quanto segue: "Don Tomaselli, se avessi letto prima i suoi libretti non mi troverei qui".
Per questo ha regalato al professore Ricotta di Palermo dieci mila opuscoli da distribuire ai carcerati d'Italia. Questo libretto è intitolato "Perché credo". Don Tomaselli era basso di statura, ma grande e pronto nell'eseguire la volontà di Dio.
Varie volte tante persone mi raccontavano la storia della loro guarigione totale o parziale da malattia che la scienza è impotente a curare.
Quanto sto per esporre mi è stato raccontato dalla signora Cama che per un periodo di tempo lo accompagnava nelle varie conferenze domenicali: una sera a tarda ora, provenienti da Catania, la macchina guidata dalla stessa signora era rimasta completamente senza benzina in prossimità della zona di Taormina, sempre sull'autostrada. In quella circostanza, era di notte e di Domenica, tutti i distributori di benzina erano chiusi.
Bisognava prendere una decisione sul da fare, non potendo passare tutta la notte fermi in un'auto. Don Tomaselli propose alla signora di pregare con fede le anime sante del purgatorio. Lo fecero. Quale non fu lo stupore: la macchina riprese a viaggiare verso Messina senza alcun contrattempo. Il giorno dopo, lunedì, la signora si recò dal primo benzinaio per fare il pieno. Il benzinaio stupito le dice: "Signora, dato che il serbatoio della sua macchina è vuoto, come ha fatto ad arrivare fin qui!'
Questo fatto è vero ed è accaduto altre volte a Don Tomaselli. -
Il dr. Cavallaro s'intrattiene poi a parlare intorno all'efficacia curativa del cotone, dei crocifissini benedetti da Don Tomaselli, del profumo che si sentiva a volte anche quando lui era lontano. Aggiunge poi:
- Credo che Don Tomaselli abbia ottenuto il dono della bilocazione. Parecchie persone affermano che lo hanno visto in altre parti, invece mi risulta che lui in quell'ora era al suo posto di lavoro a Messina. Lui diceva che era il suo angelo custode che prendeva le sue sembianze.
Riguardo alla mia esperienza diretta affermo che due mesi dopo la morte di Don Tomaselli, colto da malore improvviso sono caduto battendo la schiena e sono scivolato su un'intera rampa di scale. Ho dovuto subito consultare il traumatologo Coletta, tanto conosciuto a Messina, che mi ordinò dieci giorni di assoluto riposo a letto per la contusione riportata. In quello stesso tempo la televisione privata del Tirreno mandava in onda una conferenza registrata di Don Tomaselli. Mentre lui in quella circostanza benediva gli ammalati, io, sebbene poco convinto che quella benedizione potesse avere buoni effetti anche su di me, tentai con la preghiera e le spalle voltate allo schermo della televisione di ricevere la benedizione. All'istante dopo aver sentito un leggero senso di calore alla schiena lungo la spina dorsale, mi accorgevo che potevo fare flessioni senza sentire dolore. Questo accadeva dopo 4 giorni della caduta. Di questo fatto può essere testimone la signorina Caterina e mio padre. Affermo che poi ho potuto muoverni con scioltezza.
Gioacchino Cavallaro - Via Andrea Calamech Messina

DA MILAZZO
Ad un anno di distanza dalla morte di D. Tomaselli da Santa Marina di Milazzo ci perviene questa lettera:
- S. Marina di Milazzo 1990
Il primo maggio ore 20,30, questo è il giorno e l'ora che il rev. padre Tomaselli è venuto nella mia casa, quando ero in condizioni di non sperare più di alzarmi dal letto e potere camminare. Lui mi ha detto: " Io non porto medicinali, ma la benedizione di Dio" e faceva segni di croce su di me. Dopo pochi giorni con meraviglia di tutti, particolarmente dei medici che mi curavano, mi sono alzata e sono ritornata meglio di prima.
Ringrazio e chiedo benedizione.
Maria Di Pietro -
Come si vede dalla data Don Tomaselli era morto l'anno precedente.

DA CHIAVARI (GENOVA)
La signora Concetta Sanna nel maggio 1990 ci fece pervenire una lunga testimonianza. La includiamo nelle parti che rispecchiano la figura e l'opera di Don Tomaselli.
- Un giorno del mese di giugno 1971 con mio marito ero diretta da Firenze a Genova, nuova sede di lavoro di mio marito. Alla stazione comprai un rotocalco. Sfogliandolo mi colpì un articolo nel quale si parlava di un sacerdote salesiano residente a Messina che, per volontà del Signore, apportava sollievo ai sofferenti, fossero questi afflitti da mali fisici o morali.
Nel giornale c'era pure la fotografia di questo sacerdote e fui colpita dal suo volto pieno di serenità. Nacque in me così la decisione di scrivergli e di confidarmi con lui, narrandogli le mie pene e raccomandandomi alle sue preghiere, sia per la mia famiglia, che per la mia salute poco buona, in quanto soffrivo di un fibroma all'utero per il quale ero quasi sempre costretta a stare a letto.
Questo servo di Dio non tardò a rispondermi, invitandomi ad avere fede e mi inviò un piccolo crocifisso. Fui serenamente colpita dalle sue parole e non tralasciavo di scrivergli, intessendo così una fitta corrispondenza, confidandomi con lui ed eleggendolo nel mio cuore a mio padre spirituale.
Nel frattempo da Genova ci trasferimmo a Chiavari ma sempre continuammo, sia io, che mio marito, a coltivare la corrispondenza epistolare con il nostro beneamato padre Tomaselli.
In Chiavari mi accorsi che il male, di cui ero afflitta, mi dava seri disturbi, ma avevo sempre fede nelle preghiere a Dio e in quelle che padre Tomaselli rivolgeva per me al Signore e alla SS. Vergine.
Un giorno mi decisi di sottopormi a visita specialistica ed il professore da me interpellato mi confermò la presenza del male di cui ero afflitta, dicendomi che avrei dovuto sottopormi a intervento chirurgico, ma io non ero proprio propensa e ancora una volta chiamai in aiuto padre Tomaselli.
Nel frattempo andai da un altro luminare, il quale, dopo avermi accuratamente visitata, mi disse: "Signora cara, vada tranquilla perché lei non ha nulla di quanto le è stato diagnosticato; lei è sana come un pesce ed io non trovo nessun male per cui debba sottoporsi ad intervento chirurgico.
Da quel giorno non soffrii più. Fu come una rivelazione: le preghiere di padre Tomaselli mi hanno guarita!
Resi grazie a Dio ed alla SS. Vergine e scrissi all'amatissimo padre Giuseppe per dirgli: grazie, padre carissimo!
Nel frattempo ebbi modo di leggere tutte le opere di padre Tomaselli, libretti che narrano e spiegano le vite dei santi, che danno consigli e incitamenti spirituali, consigli che infondono fiducia e speranza.
In casa ho una vera raccolta di tali libretti e altrettanti ne ho distribuito, facendo così conoscere la figura, lo spirito e le opere di padre Tomaselli.
Mi sento unita spiritualmente a questo santo sacerdote tanto che spesso mi capita di vedere la sua figura in casa, nonostante la distanza che ci separa da Messina a Chiavari: a volte ero preavvisata della sua presenza da un intenso profumo di candela benedetta, o di olio santo, oppure da un soavissimo profumo, però indefinibile.
Non passa giorno che io non senta la presenza di padre Tomaselli nella mia casa e accanto a me, confortandomi nei momenti in cui mi assale la tristezza, dandomi un sollievo che solo lui riesce a infondere nel mio animo.
Il Signore abbia in gloria il nostro amatissimo padre Giuseppe e faccio voti che il Signore ispiri i padri salesiani di fare in modo che l'opera e le pubblicazioni di Don Tomaselli non abbiano a perire. È un patrimonio spirituale che non può andare disperso, che non deve venir meno, perché così gli uomini non smarriscano la fede e continuino, in questo tempo di lupi, a credere, sperare ed avere fiducia in Dio.
Concetta Sanna in Frau - Chiavari (Genova) 18 maggio 1990

DON GIUSEPPE RIGGI
Testimonianze di confratelli salesiani ne potrei avere parecchie e di varia risonanza. Dati i limiti e le finalità di questo libretto mi limito a riportare qui quella di D. Riggi Giuseppe e di Don Farina Pietro che per tanti anni sono stati vicino a Don Tomaselli e non solo fisicamente.
Ecco cosa scrive D. Riggi:
- Il mio primo ricordo di Don Tomaselli risale al 1936. Le circostanze hanno permesso che fosse simile all'ultimo. Nel 1936 ero ragazzo di prima Media e frequentavo l'Oratorio salesiano di S. Cataldo più che assiduamente (dalla mattina alla sera, nel senso letterale della parola. Unica sosta andare a mangiare a casa) da quando mio cugino passava da casa e, mano nella mano, mi portava "ai salesiani", come dicevamo.
Era l'inizio dell'anno scolastico e tra noi ragazzi si era saputo che era arrivato un nuovo prete da Trapani e che si chiamava Don Tomaselli. Si era ammalato e noi, spinti dalla curiosità di conoscerlo, o forse di conoscere un prete ammalato a letto, riuscimmo ad entrare nella sua stanzetta. Ho sempre ricordato il fatto. Non ero mai entrato in camera di "panini". Eravamo forse in quattro. Lo trovammo seduto a letto, stranamente serio. (Sempre allegri e sorridenti i preti del mio Oratorio!), ma sereno: mi pare che pregasse.
Ci accolse amabilmente, ci sorrise, ci disse qualche buona parola... che non ricordo. Dopo pochi minuti lo lasciammo.
Qualcuno c'informò, sempre voci tra ragazzi, che proprio in quella stanzetta gli era comparso il diavolo sotto forma di cane nero, brutto e ringhiante. Fu quello il motivo per cui non ripetemmo il tentativo di rivederlo? Lo avremmo certamente fatto, tanta dolcezza ci aveva mostrato nel tratto...
Da salesiano posso ricordare le varie volte in cui a me, oltre che ai miei confratelli, è stato donato di ascoltare la sua parola, con quel caratteristico modo di porgere, umile, semplice... e serio. L'aggettivo è rimasto sempre quello del primo incontro. Non che esso racchiuda chissà quale chiusura agli altri. Anzi più l'ho conosciuto e più ho costatato la sua maniera di diffondere allegria: dalle rime poetiche con cui ci esilarava da ragazzi all'Oratorio, alle battute che, a tempo debito sapeva inserire nelle prediche, alle barzellette spesso inedite e simpatiche che sapeva raccontare, al modo con cui sapeva sdrammatizzare le situazioni e dare i consigli opportuni. Vorrei attestare un fatto che per me ha avuto sempre il carattere di "grazia ricevuta". Verso la fine degli anni sessanta dovevo andare alcuni giorni ad un campo scuola per catechisti. Non ero in condizioni di parlare per una brutta bronchite che mi ero buscato in un precedente campo giovanile a Gambarie d'Aspromonte. Inutili risultarono diversi medicinali. Sono andato a trovare Don Tomaselli al S. Domenico Savio. Ricordo come m'introdussi; "Se alberga (sic) in fondo al mio cuore un pò di fede - gli avevo detto chiaro chiaro precedentemente che al suo fluido mistico non ci credevo affatto - le chiedo di guarirmi, ma con sconto assoluto di preghiere, perché non ho tempo". Sorrise, mi assicurò che non mi avrebbe assegnato nessuna preghiera, pregò lui, mi si avvicinò al petto e alle spalle con le mani. A toccarle erano fredde, mentre avvertivo un calore sempre più intenso. Sono guarito da ogni disturbo da quel momento. Nel mio giudizio doveva trattarsi di fenomeno naturale... quanto alla fede, altri hanno riconosciuto tali fatti su un piano religioso; ma non è giusto per me, dinanzi alla testimonianza di quest'uomo umile e santo, arrogarmi gratuitamente una competenza di fede e di medicina che non mi spetta.
Ho potuto osservare Don Tomaselli per diversi anni, sia al Domenico Savio, sia al S. Luigi nel suo ultimo periodo tra noi. Sono sicuro che altri sottolineerà di Don Tomaselli la dimensione perennemente orante, la fiduciosa adesione alla volontà di Dio, la coscienza della sua missione all'interno della Chiesa e della Congregazione, la buona stampa popolare, l'esemplarità della vita con cui sosteneva la nostra vocazione. Condivido quanto altri potrà dire di lui.
Vorrei ripigliare l'accenno fatto all'inizio di questa testimonianza. Tutti siamo stati commossi di come ha pregato e sofferto negli ultimi mesi. Ognuno ha conservato in cuore aspetti della santità di quest'uomo di Dio, ognuno di noi si è sentito personalmente destinatario del suo affetto. "Signore salva me e i miei confratelli", supplicava continuamente. Pregare accanto a lui, ostia con ostia, nella recita delle Lodi è stata esperienza che non dimenticherò. Sentivo in lui, occhi chiusi e labbra che si muovevano continuamente, la sua preghiera che aveva fatto e faceva preghiera tutta la mia vita, mentre continuava la sua offerta.
La vigilia della sua morte ero indeciso se partire o no, date le sue condizioni, per una predicazione lontano. Sono entrato nella sua stanza: era seduto a letto, rispondeva al Rosario. Gli ho detto: "Posso inserirmi anch'io in questa corona?" "Si", mi ha risposto sommessamente. Ho recitato con lui la risposta dell'Ave Maria, l'ho accarezzato sulla testa e sono uscito per partire. Non pensavo che in nottata doveva concludere la sua vita terrena. L'indomani sera mi è giunta la notizia del suo decesso. Non ero in condizioni di arrivare a tempo per i funerali; anche a causa di uno sciopero ferroviario. Avrei voluto dirgli semplicemente "grazie" per la sua testimonianza di preghiera. Sono sicuro che in quel momento mi avrebbe ottenuto di dirglielo con la meraviglia e la freschezza dei miei dieci anni di un tempo... Mi rimane in cuore il gusto di avere pregato con lui "prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte", e la speranza di averlo intercessore luminoso nell'ultimo giorno.
D. Giuseppe Riggi

DON PIETRO FARINA
- Da quando, per grazia di Dio, sono salesiano (sono passati ben 56 anni!) ho avuto modo non solo di sentire il parere di tanti confratelli su Don Tomaselli, ma di vivere accanto a lui al "Savio" di Messina per parecchi anni.
Che idea io mi sono fatta di questo impareggiabile confratello? La risposta è una, che sintetizza tutte le altre: ho visto un santo qui sulla terra!.
Come per D. Bosco, l'unico scopo della sua vita fu quello di salvare le anime, soprattutto attraverso i suoi scritti così semplici e sapienti.
E questa santità la potei constatare nella vita integerrima che questo mio confratello conduceva nell'osservanza fino allo scrupolo dei consigli evangelici.
La cosa che mi ha colpito di più è stata la sua povertà. Bastava dare uno sguardo alla sua cameretta (un vero bugigattolo) per rendersi conto: un materasso per terra (e spesso dormiva senza materasso per penitenza), una sedia, un tavolinetto, un attaccapanni e niente più.
Bastava inoltre osservare come vestiva per rendersi conto dell'osservanza fino allo scrupolo del voto di povertà. Dal suo modo di fare si poteva notare la sua profonda unione con Dio.
Nonostante il suo grande lavoro, impegnato com'era a scrivere, a ricevere tante persone, a rispondere a decine di lettere, a impacchettare e spedire i libri, che in grande quantità gli venivano richiesti, lo si vedeva spesso, al di là degli orari comunitari, in ginocchio in cappella a pregare a lungo.
Quante volte, entrando ad ora tarda in cappella per dare un saluto a Gesù, accendendo la luce, mi si presentava in un angolo, immerso nella contemplazione il nostro Don Tomaselli. Dal Signore certo riceveva le forze necessarie, anche fisiche, per assolvere il suo grande ministero della diffusione della buona stampa.
Si è poi tanto parlato del dono che il Signore gli diede, del cosiddetto fluido. Anch'io posso testimoniare quanto segue:
Nel 1989, ai primi mesi dell'anno fui colpito da una grave artrosi alla gamba sinistra. Dovetti ricorrere ad un grande professore reumatologo. Per più di un mese, ogni settimana da Barcellona mi dovevo recare a Messina perché mi si doveva fare una iniezione che solo il professore poteva farmi. Ho avuto risultati poco soddisfacenti.
Un mese prima della morte del caro Don Tomaselli volli andare a Messina per visitarlo, sapendolo molto molto ammalato. Lo trovai che a stento passeggiava nel corridoio accanto alla sua camera, sorretto da due brave donne. Gli baciai la mano e lui fu contento di vedermi e mi ringraziò del pensiero che avevo avuto per lui.
Io gli esposi la cura che avevo fatto per l'artrosi al ginocchio e subito mi portò nell'attigua sala di lettura, mi fecce sedere accanto a lui e cominciò a mandarmi il suo fluido, massaggiandomi il ginocchio. Dopo alcuni massaggi, siccome non sentivo alcun beneficio, lui mi disse: "Abbi fede e vedrai che quanto prima ti sentirai bene".
Ritornato a Barcellona, l'indomani alzandomi non sentii più alcun dolore al ginocchio. Lo potevo piegare benissimo, mentre prima, anche dopo le cure mediche, stentavo. Io sono sicuro che il fluido di Don Tomaselli fece effetto e nel mio cuore ringraziai prima il Signore e poi Don Tomaselli.
Ora dopo più di un anno non sento più alcun disturbo, perché l'artrosi al ginocchio è scomparsa, tanto che andando a Gambarie d'Aspromonte per alcune settimane di riposo, ho potuto camminare ogni giorno per ore intere nei boschi senza alcuna difficoltà.
Con piacere ho appreso che si stanno raccogliendo testimonianze sulla vita di questo carissimo confratello che io già invoco come santo.
Don Pietro Farina

DALLA SACRA CONGREGAZIONE DEI SACRAMENTI...
Nel 1971, quando più forte era la pressione dei suoi superiori religiosi perché Don Tomaselli limitasse il suo "devozionismo miracolistico", che sembrava eccessivo, da Roma in data 6 luglio con carta intestata "Sacra Congregazione dei Sacramenti" il cardinale Samorè scrisse al direttore di Don Tomaselli, Don Edoardo Cammarata, la seguente lettera: - Molto Reverendo Signore,
La signora Bellini mi chiede di presentarla a lei per ottenere, se mai ci fosse bisogno del suo intervento, di potere conferire con il reverendo Don Giuseppe Tomaselli. La signora, che conosco da tempo, viene da Milano, non ha la possibilità di rimanere a lungo costì.
Sarò grato se, nei limiti del possibile, vorrà cortesemente favorirla.
Rispettosamente. Antonino card. Samorè - Tempi tristi per Don Tomaselli. Ci volevano di queste raccomandazioni per ricevere la gente sofferente. Lui che avrebbe voluto ricevere tutte le persone bisognose e le andava a cercare con grande fatica per dare gratuitamente quei doni che gratuitamente aveva ricevuto.

DA MILANO
La signora Bellini, raccomandata dal Cardinale, fu ricevuta. In data 10 - 8 - 1971 scrisse da Milano Piazza S. Erasmo l.
- Molto reverendo superiore dell'Istituto San Domenico Savio - Messina.
Sono quella signora di Milano che accompagnata dal figlio venni a Messina il 9 luglio scorso per incontrare padre Giuseppe Tomaselli.
Lei, reverendo padre mi usò la cortesia di farmi incontrare col padre Tomaselli nel suo ufficio. Padre Tomaselli appena mi vide individuò subito i miei malanni, localizzandoli nei punti giusti. E già questo fu una cosa straordinaria, da dame atto! Poi, come lei reverendo ben vide, padre Tomaselli mi chiese un mio fazzoletto, lo benedisse, gli aggiunse un piccolo crocifisso e mi disse di applicarlo sul collo. Feci questo, e, mentre il padre mi benediceva e pregava, io sentivo sulla parte malata un grande calore.
Poi padre Tomaselli mi condusse dove scrive e lavora e qui avvenne un'altra cosa straordinaria: disse a mio figlio di non temere che non avrebbe mai perso la vista!
Mio figlio ha due o tre diottrie, ma siccome legge e scrive molto, ogni tanto lo prende il timore di perdere la vista. Cose queste che il padre non sapeva.
Vengo al dunque reverendo, per segnalarle che dal giorno 9 luglio scorso, giorno in cui padre Tomaselli, senza toccarmi, mi benedì, io non ho più preso una medicina, muovo bene il collo senza dolore, non ho più quei tremendi dolori alla zona lombare, né al ginocchio destro.
Ero venuta a Messina avendo sentito dire del padre che guariva; perché questa era la mia ultima speranza, stanca di vagare da uno specialista all'altro, da una clinica all'altra per tanti anni, per l'artrosi alla schiena e al ginocchio sottoposti a tante cure e in ultimo per il dolorosissimo attacco di artrosi cervicale che mi impediva di muovere il collo.
Stanca di rimpinzarmi di medicinali che di fatto mi hanno fatto venire l'ulcera duodenale, individuata subito da padre Tomaselli, e anche per quest'ultima mi sorbivo continue medicine.
Arrivai a Messina accompagnata da mio figlio, perché impossibilitata a muovere il cono.
Arrivai a Messina con tanta speranza e tanta fede, e, benché i miei meriti siano ben limitati, la bontà del Signore, che ha voluto dare a padre Tomaselli questo dono inestimabile di alleviare la sofferenza fisica e anche guarire, mi ha esaudita e sento perciò vivo il dovere di far noto a lei, reverendo padre, questi fatti miracolosi perché ne faccia l'uso che crederà più opportuno.
La prego di volere gradire, reverendo padre, i sensi della mia stima e devozione e di volere porgere il mio commosso ringraziamento a padre Tomaselli, assicurandolo che manterrò le promesse che per mezzo suo ho fatto al Signore.
Mi creda devotissima Clelia Marelli Bellini

CONCORDANZA SIGNIFICATIVA
Le testimonianze, quasi tutte non richieste e quindi spontaneamente pervenute da città, regioni e nazioni lontane tra loro, sono scritte da persone che quasi tutte non si conoscono eppure concordano tra di loro nel testimoniare la non comune figura di Don Tomaselli quale uomo di Dio, dotato di doni straordinari e apostolo della buona stampa.
Questa concordanza mi pare che possa far pensare ad un certo criterio di veridicità su quello che le testimonianze riferiscono.
Queste testmonianze e molte altre che si potrebbero aggiungere, affermano in buona fede ciò che di virtuoso e di straodinario è stato notato in Don Tomaselli.
Da questo non si può dedurre che tutti coloro che si rivolgevano o che si rivolgono ancora a Don Tomaselli ottengono gli stessi effetti.
Le guarigioni straordinarie, quando sono autentiche e miracolose, sono rarissime. Basti pensare a Lourdes. Nella sua storia centenaria i miracoli riconosciuti sono una settantina. E lì c'è la Madonna che opera e intercede, e i pellegrini e gli ammalati, che ogni anno vanno per ottenere grazie e salute, sono parecchi milioni. Tanti, i più, non ottengono guarigioni, ma ritornano da Lourdes rinnovati nello spirito. Ed è altrettanto vero che altri ritornano indifferenti e delusi.
Non vogliamo far paragoni, scriviamo anche perché siano evitate forme di superstizione e di fanatismo religioso, o, in caso contrario, di irrisione dei fenomeni religiosi.
Era questa la giustificata preoccupazione dell'autorità religiosa ed ecclesiastica.
Don Tomaselli nel suo diario scrive che quando dovrà presentarsi a Dio non sarà interrogato su quante malattie abbia guarito, ma su quante anime da sacerdote abbia portate a Dio. In conseguenza a tutte le persone che riceveva raccomandava che la cosa più importante era la conversione del cuore e delle menti verso Dio.
Tanti lo ascoltavano con fede, e ne avevano se non benefici fisici, benefici spirituali, altri col cuore chiuso non ricevevano nulla. Questo è il mistero del cuore umano!
Ma Don Tomaselli pregava e soffriva per tutti.

DIARIO
Avendo saputo la gente che Don Tomaselli ha lasciato inedito un suo diario spirituale, vorrebbe venirne a conoscenza, perché giustamente pensano che la sua lettura possa essere edificante.
Noi nelle pagine precedenti più volte abbiamo fatto riferimento a questo diario, citandone qualche pensiero che s'intonava ai fatti narrati.
Ora possiamo solo in parte soddisfare il desiderio di una maggiore conoscenza.
Il manoscritto del diario riempie circa cento pagine di un quaderno con una scrittura minuta ma abbastanza chiara.
Le prime 40 pagine hanno pochi riferimenti autobiografici e noi li abbiamo riportati nelle pagine precedenti. La maggior parte delle pagine si riferiscono ai suoi rapporti di direzione spirituale con alcune anime di forte esperienza mistica.
Don Tomaselli, anche se in veste di direttore spirituale, subisce in maniera forte il fascino di queste anime ed entra psicologicamente in un mondo fuori dell'ordinario, tanto da essere trasformato anche nel carattere. Diventa sempre più uomo di Dio, ma questo non lo estranea dal realismo di portare anime a Dio. Si sente purificato dall'ardore della carità e si va specializzando nell'aiutare il prossimo servendosi dei doni di cui il Signore l'aveva arricchito.

QUALCHE PAGINA
Ed ora qualche pagina del diario:
- Nel 1937 fui mandato dall'obbedienza alla parrocchia di Giostra a Messina come vice-parroco. Tanto il parroco, quanto l'altro vice-parroco erano avanzati negli anni e carichi di acciacchi. Io ero abbastanza giovane e potevo lavorare. La zona parrocchiale era al settanta per cento piena di baracche, il resto modeste palazzine. Distintivo della Giostra: miseria, malattie, tisi polmonare ed immoralità.
Mi armai di santo coraggio e mi appigliai ai mezzi più opportuni per salvare più anime che fosse possibile.
Allora viveva la sorella di Santa Teresa del Bambino Gesù, suor Celina. Diceva la santa: "Con Celina più che sorelle di sangue siamo sorelle di anima".
Scrissi a questa suora: "Se fosse viva sua sorella Teresa scriverei ad essa, è in cielo e scrivo a lei. Nella mia parrocchia ci sono anime da salvare. Chi sa che santa Teresa le appaia, raccomandi il mio ministero sacerdotale. Anche lei preghi ed io le assicuro la mia preghiera".
Suor Celina si commosse, mi rispose assicurando le sue preghiere e mi mandò copia di un ritratto che si fece con la santa il giorno della sua professione. I due volti erano tanto somiglianti. Mi mandò tante riliquiette della santa.
Da allora in poi quante conversioni strepitose, specie sul letto di morte! Un giorno ne raccontai parecchie al confratello don Angelo Piscitello che subito esclamò: "Scriva tutti questi fatti meravigliosi, che faranno tanto bene". -

LA BENEDIZIONE PASQUALE
Segue dal Diario
- La benedizione pasquale nelle case ormai fa pena; si fa e non si fa e, se si fa, si fa a massima velocità; si tralasciano le famiglie che non chiedono. Io non la penso così. La benedizione delle case alla Giostra era per me il tempo di maggiore fatica, di maggiore apostolato, perché il vero lavoro parrocchiale non è tanto quello che si svolge in chiesa con le pecorelle che vanno all'ovile, ma quello che si compie fuori di chiesa con le pecorelle che hanno più bisogno, che sogliono essere le più numerose.
La benedizione la protraevo fino ad oltre due mesi; nessuna casa doveva essere esente, se la porta era chiusa, ritornavo in altro momento.
Parlavo con tutti, specialmente con riottosi che d'ordinario erano certi uomini. I più ostili a poco a poco riuscivo a farmeli amici e poi li aspettavo al confessionale.
Potevo così registrare gli ammalati gravi e cronici, i primi perché ricevessero gli ultimi Sacramenti ed i cronici per poter portare loro periodicamente la Santa Comunione. Registravo i matrimoni da regolare e mi interessavo perché tutto procedesse in regola e presto.
Sollecitavo i genitori che ritardavano il Battesimo dei figli o la prima Comunione.
Sentivo talvolta i commenti: "Così piace la benedizione, perché il sacerdote parla e s'intrattiene con noi".
Quanti uomini e donne, ripigliavano la vita cristiana dopo lo scambio d'idee avuto col sacerdote! Più che tutto colpiva l'interesse per i bisognosi, poiché si lasciava qua e là l'offerta ricevuta dai generosi ai vari poveri specie se ammalati.
Dopo un lavoro di questa portata conoscevo, come si suol dire, vita, virtù e miracoli dei parrocchiani, e tutte le porte erano per me aperte.
Cura particolarissima avevo per i malati gravi, per i pericolanti e per i vecchi troppo avanzati negli anni.
Per praticità scorgevo i sintomi della tisi polmonare, che faceva strage tra i giovani, dal rossore degli zigomi, e da un po' di pallore alle guance. Non perdevo facilmente d'occhio questi tali, uomini e donne, e neppure coloro che strisciavano uno dei piedi, segno che già avevano avuto il primo colpetto di paralisi.

IL SISTEMA
Segue ancora dal Diario
- Adoperavo questo sistema, facile tra le baracche e le casette a piano terra: domandavo dove abitasse la tale persona ics e m'intrattenevo a discorrere, facilmente entravo e scambiavo qualche chiacchiera. Intanto squadravo la persona inferma che d'ordinario con la tisi stava all'impiedi. Prima di partire davo le caramelle, all'infermo di più. Dopo un periodo di mesi un'altra visita amichevole, e raccomandavo la frequenza ai Sacramenti. In altra visita la confessione in casa e la Comunione... e dopo parecchi mesi ero al capezzale per il Viatico.
Quanti e quanti di questi casi! Dio solo può contarli.
Dopo le visite amichevoli non impressionavano più le altre visite.
Il mio tempo in parrocchia era per le sacre funzioni, per le quotidiane confessioni, per il catechismo, per le prediche e per le pratiche d'ufficio. Nelle ore libere, invece di stare chiuso in camera, andavo in giro per i poveri, i malati, il disbrigo di affari per i bisogni e le visite di apostolato.
Dopo sei anni di questo lavoro fui mandato a Modica -.
È uno squarcio stupendo dello stile e del lavoro apostolico di Don Tomaselli tra la povera gente.

UNA TESTIMONIANZA
D. Giovanni Costa e il fratello Giuseppe sono due sacerdoti salesiani che da ragazzi frequentavano 1'Orarorio della parrocchia salesiana S. Matteo alla Giostra - Messina ai tempi quando Don Tomaselli esercitava la sua attività di vice-parroco.
Ecco come D. Giovanni lo ricorda:
- Frequentavo l'Oratorio della mia parrocchia S. Matteo alla Giostra. Qui ho conosciuto Don Tomaselli.
Lo ricordo, insieme alla mia famiglia, come l'apostolo della povera gente. Spesso mi conduceva con sé nelle baracche in visita ai malati. Veri tuguri, ma abitate da persone ricche di fede, assetate della parola buona che Don Tomaselli portava insieme al conforto materiale.
Uomo di grande pietà, dopo la santa Messa m'invitava a pregare a lungo con lui.
Chiarissimo nella esposizione delle verità di fede nelle istruzioni che dal pulpito teneva le domeniche pomeriggio.
Ancora oggi nella mia famiglia, dopo cinquant'anni si ricorda il suo insegnamento.
Conosceva tutti e di tutti conosceva vita, virtù e miracoli.
A lui è legata la vocazione mia e di mio fratello. Nel periodo pasquale percorreva tutte le strade della parrocchia che è di ventimila anime per la benedizione delle case. In questa circostanza chiese a mia madre:
- "Quanti figli ha?"
Lo sapeva benissimo e, a mia madre che rispose: "Ho sei figli maschi", disse: "E dei sei nessuno vuole regalarlo a D. Bosco?"
"Sì, se il Signore lo vuole"
Io ero presente e mi disse "Hai sentito? Cosa dici?"
La cosa era fatta.
Nel successivo mese di Settembre, accompagnato dall'indimenticabile mio parroco D. Francesco Di Gaetano, mi trovai nell'aspirantato salesiano di Pedara.
E l'anno dopo con me anche mio fratello -.

VOCAZIONI
A proposito di questa testimonianza di D. Giovanni Costa notiamo come Don Tomaselli nel suo apostolato parrocchiale avesse cura di scoprire e di curare le vocazioni alla vita religiosa e sacerdotale.
Abbiamo visto che tutta la sua vita era orientata a salvare anime.
Ma chi più specificamente ha questa missione? Senza dubbio i sacerdoti che vivono in piena consonanza con Gesù sommo sacerdote. Le parole di Gesù: "La messe è molta e gli operai sono pochi" è attualissima specialmente ai tempi nostri, in cui le vocazioni si sono quasi dovunque rarefatte specialmente nei paesi del benessere e del consumismo materialistico. L'invito di Gesù: "Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe" fu per Don Tomaselli un imperativo categorico a cui rispose con assoluta fedeltà.
Quando la sua vita ebbe la svolta che dal lavoro parrocchiale e dal contatto con i giovani nei vari Istituti salesiani lo portò ad impegnarsi totalmente nell'apostolato della buona stampa, la preoccupazione delle vocazioni non venne mai meno. I suoi libretti sono tutti idonei, alcuni in modo particolare, a fare nascere e a coltivare le vocazioni. Nel capitoletto "Vero sacerdote" abbiamo visto quale era l'ideale del sacerdote che Don Tomaselli incarnava e desiderava nei candidati al sacerdozio.
Don Tomaselli non si contentava solo di pregare e di scrivere per le vocazioni, ma offriva per le vocazioni le offerte che riceveva. Offerte dovute al suo intenso lavoro a favore delle persone afflitte da mali fisici e spirituali che sapeva confortare nel modo che abbiamo visto. Offerte ricevute liberamente per la grande diffusione dei suoi libretti che non hanno prezzo di vendita. In ogni libretto c'è scritto in copertina: offerta libera.
Queste offerte venivano destinate parte alla stampa o ristampa dei suoi libretti, parte alla cura delle vocazioni.
L'ispettore dei Salesiani, a cui ho fatto leggere queste paginette per ottenere la presentazione, mi ha detto che 1'Ispettoria salesiana della Sicilia è riconoscente a Don Tomaselli per il suo generoso contributo dato a sostegno delle vocazioni salesiane.

COME REAGIVA DON TOMASELLI
Dalla pagina 60 sino alla fine il diario si intrattiene a parlare dello stato mistico di Don Tomaselli, ovvero dei fenomeni mistici di cui si credeva oggetto e soggetto. Scrive anche dei contrasti gravi e penosi che dovette subire per questo suo aspetto.
I maestri di spirito e soprattutto San Giovanni della Croce, grande mistico, dicono che per discernere il vero misticismo da quello falso, bisogna porre anche attenzione alla reazione che il portatore di misticismo offre alle credute incomprensioni e persecuzioni che subisce.
Ecco cosa leggiamo a pagina 60 - 61 del diario: - Per grazia di Dio, provo grande gioia e soddisfazione allorché prego per coloro che mi fanno soffrire. Penso che la preghiera per coloro che mi fanno soffrire è di gradimento a Gesù e come Gesù ha perdonato e perdona le mie miserie, così devo anch'io perdonare generosamente e pregare.
Mi ricordo una battuta che può sembrare strana.
Un amico mi diceva: "Lei prega per me"? "A dire il vero non prego mai espressamente per lei"! "E perché"? "Perché non mi da mai un dispiacere. Prego molto, moltissimo per quelli che mi fanno soffrire, più mancano verso di me e più prego per loro" -
La Chiesa è giustamente molto restia a credere certi fenomeni mistici. È facile supporre quindi che Don Tomaselli trovasse increduli molti ecclesiastici, superiori e religiosi, sacerdoti e confratelli, sul suo stato mistico. Negli anni 70 c'era ispettore dei salesiani in Sicilia Don Arturo Morlupi.
Ecco cosa scrive Don Tomaselli nel suo diario a pagina 77.
- Venne come ispettore don Arturo Morlupi. Io ripresi il ricevimento dei malati che venivano da vicino e da lontano. Per qualche tempo l'ispettore mi lasciò fare. Al solito, sentendo certe voci, si convinse che non esisteva il fenomeno delle guarigioni e che tutto era lavorio della mente e frutto di suggestioni e che quindi io dovevo smetterla con gli ammalati.
Gli risposi: "Io ubbidisco, però è bene che lei sappia che il fenomeno c'è e ne avrà le prove". Sparsi la voce a Messina e a Catania: chi ha avuto guarigioni comunichi la notizia al mio ispettore con la firma e l'indirizzo del mittente.
È da immaginarsi cosa sia capitato! Quante lettere di medici, professori, suore, padri di famiglia, donne di ogni ceto!
Don Morlupi era stanco di ricevere lettere.
Riunì il consiglio ispettoriale e mi permise di continuare ad interessarmi dei malati -.
È passato quasi un decennio da quando Don Tomaselli ha scritto questi ultime righe citate ed ha continuato il suo lavoro benefico verso i malati fino al suo ultimo respiro.
Ora da un anno Don Tomaselli non c'è più su questa terra, ma l'opera sua continua. Come prima si spediscono libri, crocifissi e cotone da lui benedetti e continuano ad arrivare testimonianze di grazie spirituali e guarigioni fisiche.
Cosa ci riserva il fututo?
Se sono rose fioriranno a gloria di Dio.

CONCLUSIONE
Gesù condizionava i suoi miracoli alla fede dei beneficiari e diceva: "Chi crede in me compirà le opere che io compio". (Giov. 14,12).
"Molti miracoli e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli... Portavano gli ammalati nelle piazze ponendoli sui lettucci e giacigli perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro" (Atti 5,12 - 15).
Non è che si vogliono fare paragoni, diciamo solo che la potenza di Dio rifulge tanto più quanto più umili sono i mezzi di cui si vuole servire per compiere cose straordinarie.
Don Tomaselli era uomo di fede, riconosceva di avere, lo ripetiamo, "avuto da Dio grazie non solo ordinarie ma specialmente straordinarie". Allude ai doni carismatici. "Questo pensiero delle grazie di predilezione mi riempie di timore perché molto sarà domandato a chi molto è stato dato" (dal diario).
Se c'è gente di retto sentire, di buona fede e sana di mente che è stata beneficiata dalle "grazie straordinarie" ricevute da Don Tomaselli e ne offre testimonianza per quale principio si può negare una credibilità umana?
Si usi ogni prudenza, ma negare per principio è presunzione. E poi si sa: non è il legno della barca che salva, ma la FEDE "che fa muovere le montagne"
Così è anche vero che ci sono uomini particolari che possono contribuire efficacemente a far crescere la fede in anime ben disposte.
A me pare che Don Tomaselli sia stato uno di questi uomini.
SITO in ALLESTIMENTO
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