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1° COMANDAMENTO • NON AVRAI ALTRO DIO ALL'INFUORI di ME

È scritto nel libro dell’Esodo: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi» (Libro dell’Esodo 20,2-6).

Nel primo comandamento Dio ci chiede il nostro amore reverenziale, dovuto alla grandezza della sua maestà divina e alla povertà della nostra natura umana. Troppe volte, infatti, ci dimentichiamo di rendere culto a Dio, noi che ci crediamo dèi; mentre in realtà, se non abbiamo lo spirito vivificato dalla grazia, siamo solo polvere (Vangelo di Giovanni 6,63).

Sempre dobbiamo dire: “Non abbiamo altro Dio all’infuori di Te, Signore”. Dircelo mattina e sera, di giorno e di notte, quando mangiamo e quando beviamo, quando ci corichiamo e quando ci svegliamo, quando lavoriamo e quando riposiamo, quando viaggiamo o camminiamo; nella salute e nella malattia, nel dolore e nella gioia, nella giovinezza e nella vecchiaia, nella compagnia e nella solitudine, nell’impiego e nello svago.
Sempre! (Libro del Deuteronomio 6,6-7).  

Dall’umile filo d’erba alla splendidissima stella, dal misero granello di polvere all’immensità dello spazio, dalla mattutina goccia di rugiada alla grandezza dei mari, dall’invisibile moscerino all’imponente elefante, tutto canta: «Io sono il Signore, tuo Dio».
Non vi è attimo del giorno in cui Egli non faccia risuonare queste parole, poiché l’universo è frutto del suo amore creativo: «Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui» (Lettera di Paolo ai Colossesi 1,17).

La Divina Presenza soffia nella voce dell’aria, canta nel gorgoglio dell’acqua, profuma nell’odore dei fiori, s’incide sui pendii dei monti, s’innalza nel turbine dei venti; sussurra, parla, chiama, rimprovera, giudica, illumina, insegna, assiste, ama. Anche nella coscienza, che è in ogni persona, Dio alza la sua voce e proclama: “Io sono il tuo Signore e il tuo Dio! Non questo oro che adori, questa auto che guidi, questo corpo che nutri, questa donna che ami, questo cibo che mangi, questo lavoro che fai, questa cosa che produci, questo potere che sfrutti, questa persona che conosci, questo padrone che servi, questo tempo che usi, questo mondo che abiti”: «Volgetevi a me e sarete salvi, paesi tutti della terra, perché io sono Dio; non ce n’è altri» (Libro di Isaia 45,22).

Il denaro, il corpo, il cibo, la bevanda, il sesso, non sono Dio! Il lavoro, il successo, le opere del genio umano, il progresso, la tecnica, il mondo, non sono Dio! Il benessere, le proprietà, gli affari, il potere, la cultura, l’affermazione di sé, la salute, non sono Dio! Uno solo è il Signore: Colui che ci ha dato questa vita materiale per meritarci la Vita che non muore; Colui che ci ha dato vesti, cibo, lavoro, affetti, dimora, capacità e ogni cosa; Colui che ci ha dato l’intelligenza per capire, la volontà per volere, la memoria per ricordare, la libertà per scegliere; Colui che ci ha dato la facoltà di amare e la gioia di essere amati; Colui che ci ha dato la vocazione di essere santi e la grazia di essere salvati.
Il primo comandamento ci permette di essere simili a Dio: «Voi siete dèi, siete tutti figli dell’Altissimo» (Salmo 81,6; Vangelo di Giovanni 10,34), ma solo se osserviamo la sua Legge e viviamo nel suo Amore. Se infatti ci creiamo un nostro regno, in cui vivere e godere, perdiamo il Regno vero e ci priviamo della grazia. Poiché non si può servire insieme l’errore e la verità, la morte e la vita, la luce e la tenebra, il bene e il male, il peccato e la virtù (Vangelo di Matteo 6,24).

Difficilmente chi non si tiene unito a Dio con costanza e preghiera saprà rimanere libero dagli dèi del mondo. Se invece lo ameremo, riconoscendolo come nostro Signore, non peccheremo, perché chi ama non vuol dare dolore all’amato. Inoltre, riconoscere Dio come nostro unico Signore è un segno di fede e di umiltà, virtù che portano alla salvezza: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Vangelo di Matteo 5,3), «Chi si umilia sarà esaltato» (Vangelo di Luca 18,14), «Chi crede ha la vita eterna» (Vangelo di Giovanni 6,47).

Non alziamo altari a dèi non veri come fece il popolo d’Israele! (Libro dell’Esodo 32,31). Non andiamo in cerca di teorie e religioni diverse da quelle proposte dalla fede cattolica! Non ricorriamo a cartomanti ed a pratiche superstiziose contrarie alla fede! Ma fidiamoci del Signore nostro Dio, a Lui solo ubbidiamo e Lui solo adoriamo sull’altare vivo del nostro cuore. Gesù ha detto: «Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai» (Vangelo di Luca 4,8). Come afferma il Catechismo: «Adorare Dio è riconoscere, nel rispetto e nella sottomissione assoluta, il nulla della creatura, la quale non esiste che per Lui. Adorare Dio è, come Maria nel Magnificat, lodarlo, esaltarlo e umiliare se stessi, confessando con gratitudine che egli ha fatto grandi cose e che santo è il suo nome. L’adorazione del Dio Unico libera l’uomo dal ripiegamento su se stesso, dalla schiavitù del peccato e dall’idolatria del mondo» (Catechismo della Chiesa Cattolica 2097).

Proprio sul dovere di mettere sempre il Signore al primo posto e di osservare la sua legge, un giorno un giovane domanda a Gesù: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». Prima di rispondere Gesù gli ricorda che «solo Dio è buono», perché è il Bene in assoluto e la Sorgente di ogni bene. Poi gli dice: «Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre» (Vangelo di Marco 10,17-19). Similmente a un dottore della legge che gli chiede qual è il più grande comandamento, Gesù risponde: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti» (Vangelo di Matteo 19,16-17; 22,36-40).

È sempre Dio il fine di ogni azione e il senso di ogni fine. Egli sta sempre di fronte a noi! È il nostro Creatore. Il nostro Maestro e Salvatore. Colui che ci ama. L’origine, il senso e il fine della nostra vita. Chi accoglie la sua Parola vivrà per sempre: «Se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte« (Vangelo di Giovanni 8,51). Perciò abbiamo il dovere di accettare Dio come nostro Salvatore, di accogliere le sue parole e di aderire ai suoi comandi, riconoscendo la sua buona Autorità e la sua autorevole Bontà. Ecco perché, nella Bibbia, Dio inizia e conclude sempre i suoi interventi con la formula: «Io sono il Signore!» (Libro dell’Esodo 6,8; 12,2; Libro del Levitico 18,5; 19,18.37; Libro di Isaia 42,8; 43,11; 45,5; Catechismo della Chiesa Cattolica 2086).

L’amore di Dio è messo al primo posto, perché senza il Signore non siamo nulla e non possiamo far nulla (Salmo 38,6; Libro di Isaia 40,6; Vangelo di Giovanni 15,5-6; Lettera di Paolo ai Romani 14,7-8).
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