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9° COMANDAMENTO NON DESIDERARE la DONNA d'ALTRI
«Non desiderare la moglie del tuo prossimo» (Libro dell’Esodo 20,17).

Questo comando si collega al sesto, nel quale fra le altre mancanze viene condannato l’adulterio. Se, infatti, è peccato prendere la moglie di un altro, è peccato anche il desiderio di prenderla, poiché il voler compiere un’azione è appena di poco inferiore all’azione compiuta.

Il nono comandamento ci ordina di non desiderare la moglie del nostro prossimo. Si può rubare una donna anche col desiderarla e si può desiderarla anche senza rubarla. Nel primo caso è peccato, nel secondo no. Si ruba la moglie ad un marito o un marito ad una moglie anche con un semplice sguardo, quando lo sguardo è malizioso, cioè quando si passa dallo sguardo al desiderio, dal desiderio alla seduzione, dalla seduzione all’accordo, dall’accordo all’atto. Come fece il re Davide con Betsabea, moglie di Uria (Secondo Libro di Samuele 11).

Se il Signore ci comanda di “non desiderare” è perché conosce la nostra fragilità e quanto sia delicato il confine tra desiderio e volontà. Obbligandoci a non desiderare ci aiuta a non peccare. Infatti: «I desideri della carne portano alla morte» (Lettera di Paolo ai Romani 8,6). Come tutti i Comandamenti, anche questo è un insegnamento d’amore.

Non solo l’atto consumato, ma anche il desiderio di consumarlo è peccato, poiché, come si è detto sopra, si comincia col desiderio, si continua con la seduzione, si completa con la persuasione, si corona con l’atto.
Da uno sguardo impuro entra la malizia nell’occhio, la fame nel corpo, la fantasia nella mente, la febbre nel sangue, la decisione nella volontà. Perciò dobbiamo essere prudenti e sobri, casti e semplici come i bambini, usando molta prudenza negli sguardi e negli istinti del nostro cuore: «Distogli l’occhio da una donna bella, non fissare una bellezza che non ti appartiene. Per la bellezza di una donna molti sono periti; per essa l’amore brucia come fuoco. Non sederti mai accanto a una donna sposata, non frequentarla per bere insieme con lei perché il tuo cuore non si innamori di lei e per la tua passione tu non scivoli nella rovina» (Libro del Siracide 9,8-9).

Il desiderio precede sempre l’azione, come la volontà precede sempre l’opera. Specie in campo sentimentale, l’uomo è troppo debole per poter desiderare senza poi giungere a consumare il desiderio. L’uomo è più incline a volere il male che non il bene: desidera il male e poi lo compie, mentre non sempre compie il bene che desidera (Lettera di Paolo ai Romani 7,14-25).
La via larga, infatti, è più facile e più bella da seguire di quella stretta, perciò il Signore ci raccomanda: «Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!» (Vangelo di Matteo 7,13-14).

Dai nascosti desideri maligni nascono le aperte azioni cattive.
È dal cuore che provengono «gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie» (Vangelo di Matteo 15,19). Dobbiamo quindi purificare il nostro cuore, desiderando solo ciò che è buono e volendo solo ciò che è bene, poiché la pienezza della gioia e della soddisfazione non si può raggiungere su questa terra.
Solo Dio, che ha creato l’uomo, può soddisfare l’uomo creato per Dio. Non bisogna volgersi indietro a desiderare le gioie del mondo, altrimenti diventeremo anche noi una statua di sale come la moglie di Lot (Libro della Genesi 19,26). Dice il Signore: «Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio» (Vangelo di Luca 9,62).

Ora possiamo capire meglio queste parole di Gesù: «Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore» (Vangelo di Matteo 5,27-28). Adultero non è solo chi giunge all’atto di peccare con un’altra donna, ma anche chi vorrebbe farlo se ne avesse l’occasione, guardando con fame di sensi la donna o l’uomo non suoi.
Non è male desiderare una donna o un uomo se sono belli e attraenti: saremmo dei malati se non lo facessimo. La bellezza e l’istinto sessuale vengono da Dio. Il male è desiderare dopo aver contemplato e volere dopo aver desiderato. Volere e cercare di avere a tutti i costi ciò che non ci appartiene. Bisogna quindi stare attenti anche con i pensieri e i desideri, perché siamo fragili.

La prudenza, che è la prima delle quattro virtù cardinali, ci aiuta a non sbagliare.
Ma se noi dobbiamo essere casti nel corpo e negli sguardi verso le mogli o i mariti del nostro prossimo, è anche vero che il nostro prossimo non deve essere troppo geloso delle proprie moglie o mariti a causa di noi. La gelosia estrema è un peccato (Libro del Siracide 30,24; Lettera di Paolo ai Galati 5,20; Lettera di Giacomo 3,13-18) ed è segno di egoismo e di amore imperfetto.

Chi non rispetta non ama. Dice il Catechismo: «Ogni uomo fa l’esperienza del male, attorno a sé e in se stesso. Questa esperienza si fa sentire anche nelle relazioni fra l’uomo e la donna. Da sempre la loro unione è stata minacciata dalla discordia, dallo spirito di dominio, dall’infedeltà, dalla gelosia e da conflitti che possono arrivare fino all’odio e alla rottura» (Catechismo della Chiesa Cattolica 1606). Il vero amore non è mai egoistico, timoroso e ristretto, bensì è generoso, ilare ed aperto. Il vero amore non si costruisce nel ricevere, ma nel dare. Non nel dubitare, ma nel dar fiducia. Il desiderio non è una colpa quando è buono e non offende nessuno.
Ma Dio vuole che impariamo a bramare il vero bene, la vera bellezza, la vera felicità, il vero amore: Lui.
Staccandoci dalle piccolezze della terra, il Signore ci fa aspirare alle grandezze del cielo. Queste dobbiamo sempre desiderare con tutto il cuore, poiché ci procurano la Vita: «Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria» (Lettera di Paolo ai Colossesi 3,1-4).

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