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REGISTRAZIONE ♫ AUDIO
3° GIORNO ╬ O voi tutti che passate per la via, fermatevi e guardate, se c’è un dolore simile al mio. (Così incomincia una delle Lamentazioni di Geremia 1, 12)

GESÙ. — Figlia, tu che vivi sulla terra e che così facilmente ti commuovi alla vista delle sofferenze altrui, ascolta le Anime del Purgatorio che ti domandano pietosamente una piccola parte del bene che ti deriva dal Pane degli Angeli di cui ti ho cibato e ti cibo così spesso, che ti ho dato e ti do così abbondantemente e così generosamente sulla terra, una piccola parte delle tue preghiere, delle tue buone opere, delle tue sofferenze: ascolta i loro gemiti, osserva quello che soffrono e non potrai non intenerirti. Tu non puoi comprendere le pene di quelle dilette mie spose; circondate da un mare di fuoco che non può essere paragonato al fuoco della terra, quelle disgraziate non vedono che fuoco, non sentono che fuoco, non respirano che fuoco, non toccano che fuoco: nel fuoco sono sempre, e si ravvolgono sempre nel fuoco. Questo fuoco che purifica con sacro e tremendo discernimento in ordine alla qualità e alla quantità delle colpe, brucia senza distruggere, penetrando in tutte le fibre più delicate, sordo ai gemiti del più spasimante dolore, brucia proseguendo in quelle povere anime la sua opera purificatrice. Il fuoco solo della tua carità lo può vincere e far cessare. Perché dunque, figlia, non pensi a versare sulle fiamme che divorano le sofferenti mie spose, la rugiada della tua preghiera, la rugiada ancora più salutare del mio prezioso Sangue? Dove sono l’affetto e la tenerezza che ti univa a tante persone care, ai tuoi parenti e congiunti, se ora, dopo pochi anni dalla loro morte, li hai completamente dimenticati, e puoi resistere sordo a quei disperati sospiri e non rispondere a quelle dolorose chiamate? Se tu sapessi, figlia, che in questo momento, tuo padre, la madre tua, i tuoi fratelli, i tuoi amici fossero in preda alle fiamme e che per liberarli ti bastasse stendere la mano, non la porgeresti loro questa mano, anche a costo di lasciarla bruciare? Arrestati, dunque, porgi l’orecchio e ascolta dal fondo di quell’abisso di fuoco, questo grido straziante che a te, mandano le mie spose: «Crucior in hac fiamma? — io soffro, soffro in queste fiamme..., una goccia d’acqua..., una preghiera, per pietà!»

L’ANIMA. Clementissimo Gesù, accendete nel mio petto il fuoco della divina carità e fate che ne arda, che m’impegni a soccorrere e a far soccorrere le povere anime del Purgatorio e a liberarle da quegli ardori potenti. Che devo fare, Gesù mio, per sollevarle nelle loro pene? Devo soffrire, devo morire per esse per toglierle da quel fuoco divoratore? Oh, se coi miei dolori, se con la mia morte potessi procurare ad esse l’eterna gloria del Cielo, eccomi, Gesù mio, eccomi pronta ora e sempre a fare la Tua santissima volontà! Che non farei per contribuire alla Tua gloria e risparmiare ai miei cari morti una parte di quelle atroci sofferenze!

FIORETTO. — Con cinque Pater ed Ave preghiamo Gesù Sacramentato per l’anima del Purgatorio che era felice di lavorare per i suoi altari mentre era in vita. — (De profundis).
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