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6° COMANDAMENTO • NON COMMETTERE ATTI IMPURI
Non commettere adulterio (Libro dell’Esodo 20,14).

La Bibbia usa questa espressione per indicare il peccato degli atti impuri, perché l’adulterio è la forma più grave di impurità sessuale. Infatti, chi mediante il divorzio o la separazione lascia la propria moglie per un’altra donna, o il proprio marito per un altro uomo, oppure seduce una persona sposata, viola l’ordine coniugale stabilito da Dio, crea disagio nelle famiglie, favorisce la corruzione nel mondo e macchia il proprio corpo di lussuria. Dice la Bibbia:
«Non peccherai con la moglie del tuo prossimo per non contaminarti con lei» (Libro del Levitico 18,20), «La sua casa conduce verso la morte e verso il regno delle ombre i suoi sentieri. Quanti vanno da lei non fanno ritorno, non raggiungono i sentieri della vita... Si può portare il fuoco sul petto senza bruciarsi le vesti o camminare sulla brace senza scottarsi i piedi? Così chi si accosta alla donna altrui, chi la tocca, non resterà impunito. Non si disapprova un ladro, se ruba per soddisfare l’appetito quando ha fame; eppure, se è preso, dovrà restituire sette volte, consegnare tutti  i  beni della sua casa. Ma l’adultero è privo di senno; solo chi vuole rovinare se stesso agisce così. Incontrerà percosse e disonore, la sua vergogna non sarà cancellata, poiché la gelosia accende lo sdegno del marito, che non avrà pietà nel giorno della vendetta; non vorrà accettare alcun compenso, rifiuterà ogni dono, anche se grande» (Libro dei Proverbi 2,18-19; 6,27-35).

L’impurità è una debolezza della natura umana causata dalla ferita del peccato originale, da quando Adamo ed Eva
«si accorsero di essere nudi» (Libro della Genesi 3,7).
Al peccato impuro è facile cedere, poiché la sessualità è uno stimolo fisico importante e un desiderio di piacere comune, che è difficile mantenere nei limiti consentiti dall’ordine morale.
Lo stesso matrimonio cristiano, che è una scelta d’amore vissuta nella fede, cessa d’esser santo quando per malizia o interesse personale diviene infecondo e lascivo.
Il vero amore sponsale è, per sua natura, fedele e indissolubile (Libro della Genesi 2,24; Vangelo di Matteo 19,3-9). Di conseguenza l’adulterio infrange il legame d’amore fra uomo e donna, voluto da Dio per un fine soprannaturale. Ma è adultero anche colui che, col suo modo di agire, mette nella condizione d’essere infedele l’altro coniuge: «Chiunque ripudia sua moglie, eccetto  il  caso di concubinato, la espone all’adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio» (Vangelo di Matteo 5,32).

«Quello che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi» (Vangelo di Matteo 19,6). Poiché separare vuol dire spingere all’adulterio, e il peccato di adulterio lo commette non solo chi pecca nella materia ma chi produce le cause del peccato, mettendo una creatura nelle condizioni di peccare. E questo è detto non solo ai mariti che abbandonano le mogli ed alle mogli che si separano dai mariti, ma anche ai parenti dell’una e dell’altra parte che per un loro particolare malanimo od egoismo mettono zizzania fra due coniugi, o a quei bugiardi amici di casa che con menzogne, o anche semplicemente con l’aizzare un malumore, che non alimentato cadrebbe, creano fra due sposi dei fantasmi atti a rendere insopportabile la convivenza.

Se gli sposi sapessero vivere isolati nel cerchio del loro affetto e dell’amore per la prole, molte delle separazioni coniugali cesserebbero d’essere, perché gli stessi motivi di incompatibilità che vengono addotti per ottenere una separazione fra coniugi vi sono in ogni convivenza: fra figli e genitori, fra parenti, tra fratelli, anche a volte tra amici.
E questo, che è un legame importante e divino, vien spezzato con la massima facilità!
Mai i coniugi dovrebbero essere infedeli. Solo questa infedeltà di uno dei due potrebbe essere, dal punto di vista umano, l’unico movente di una separazione. Ma dal punto di vista soprannaturale no. Se infatti uno dei due ha mancato, doppio dovere del secondo d’esser fedele per non privare la prole dell’affetto e del rispetto.
Affetto dei genitori ai figli, rispetto dei figli ai genitori. Colui o colei che, non sapendo perdonare, allontana il colpevole e rimane solo, difficilmente poi sa rimanere solo e passa, a sua volta, ad illeciti amori le cui conseguenze si riversano sull’immediato presente dei figli e sulla loro moralità futura. Perciò Dio dice: “Non è lecito al cristiano separare ciò che un Sacramento ha congiunto nel nome di Cristo”.

I concubini, cioè quelli che convivono senza essere sposati in chiesa, pur non commettendo adulterio, commettono un’infrazione che è permanente: quella di unirsi senza la benedizione del Signore. Chi infatti commette adulterio può avere l’attenuante di una debolezza casuale, dovuta ad una forte tentazione o al bisogno di un amore intenso. Chi invece convive è fuori dalla volontà di Dio, non la rispetta e dimostra di non volersi ravvedere. Ama il suo partner, ma non perfettamente come vuole il Signore, nel corpo, nell’anima e nello spirito. Tuttavia, siccome lo stato non sempre favorisce la tutela della famiglia con leggi giuste che impediscano il più possibile le separazioni, il male della convivenza ricadrà anche su coloro che lo causano, cioè su chi emette leggi sbagliate.
Al giorno d’oggi, molti che hanno l’intenzione di sposarsi reclamano il “diritto alla prova”, cioè il diritto ad un’esperienza sessuale piena prima delle nozze, allo scopo di maturare meglio nella scelta che si intende fare.
Ma l’amore non ha bisogno di “prova” quando è autentico, e nemmeno ha bisogno del sesso.                                                 
(Catechismo della Chiesa Cattolica 2391).

È il fidanzamento, vissuto in armonia e senza fretta, stando anche molto insieme di giorno, il tempo migliore per capire se si è fatti l’uno per l’altra e se ci può essere amore vero: amore fisico, affettivo, morale e spirituale. Uno dei peccati più gravi verso il sesto comandamento, origine di molte altre mancanze fra le quali anche l’aborto, è la lussuria, cioè la ricerca ingorda e disordinata del piacere corporale. Essa è uno dei sette vizi capitali ed è la causa di tutti gli atti impuri condannati dal Signore, cominciando dall’adulterio. L’aborto stesso, anche se è un peccato contro il quinto comandamento, è una grave forma di impurità sessuale originata dalla lussuria, poiché interviene con violenza contro il normale corso della maternità.

Vi sono poi altri tipi di violazione al sesto comandamento.
Il divorzio: scioglimento giuridico del patto coniugale, in vista di una nuova unione.
La separazione: rottura del matrimonio, che dispone a nuove nozze o esperienze amorose. Il matrimonio civile: unione coniugale non benedetta dal sacerdote, cioè quando i due si sposano in comune.
La convivenza: comunione di vita senza essere sposati né in chiesa, né in comune.
La fornicazione: unione carnale fra uomo e donna non sposati, anche fra giovani.
I rapporti prematrimoniali: atti sessuali completi tra fidanzati.
Lo stupro: violenza sessuale ai danni di una persona indifesa.
La pedofilia: abuso e sfruttamento dei minori a scopo di libidine.
L’omosessualità: rapporto fra persone dello stesso sesso e che la Bibbia condanna con queste parole:
«Non avrai con maschio relazioni come si hanno con donna: è abominio» (Libro del Levitico 18,22).
La sodomia: rapporto sessuale per via anale o altre aberrazioni libidinose.
La prostituzione: vendita a pagamento di prestazioni sessuali. L’incesto: unione carnale fra componenti di una stessa famiglia (Libro del Levitico 18,6; Prima Lettera ai Corinti 5,1).

La pornografia: diffusione di stampa e video indecenti.
La masturbazione: eccitazione volontaria degli organi genitali per provare piacere.
L’onanismo: atti sessuali incompleti per evitare la naturale fecondazione (Libro della Genesi 38,4-10).
La contraccezione: impedimento volontario al concepimento per motivi di interesse e voluttà.
Vi è dunque impurità quando si cerca il piacere carnale a tutti i costi, quando ci si spinge fra le braccia di una meretrice, quando nel matrimonio si compie l’atto sessuale senza ordine, quando si favorisce la separazione e il divorzio, quando si genera una convivenza. Impurità è dimenticare che “sesso” non vuol dire solo godimento, ma principalmente affetto, comunione, gentilezza, bontà, ascolto, sensibilità, comprensione, carità, ed anche baci, abbracci, coccole. La sessualità ordinata e santa, infatti, è immagine e conseguenza dell’amore di Dio per l’uomo (Libro di Osea 2,21-22; Libro di Isaia 62,3-5; Cantico dei cantici 4,9).

Non tutti i peccati contro il sesto comandamento sono gravi nella stessa misura. La gravità dell’atto aumenta quanto più aumenta lo scandalo, il coinvolgimento di altre persone, lo sfruttamento altrui, la persistenza nel male, il disprezzo di Dio, la profanazione del proprio corpo. Il peccato impuro solitario non è grave come la prostituzione, la fornicazione non è grave come la pedofilia, la convivenza non è grave come l’omosessualità, la separazione non è grave come il divorzio, i rapporti prematrimoniali non sono gravi come l’adulterio, l’adulterio non è grave come la pedofilia, la pornografia non è grave come lo stupro, la contraccezione non è grave come l’aborto.

La gravità dipende anche dall’intenzione maligna che viene espressa nell’atto. Chi tradisce la propria moglie per debolezza di un momento, ma poi si pente con tutto il cuore, non è come chi divorzia dal coniuge con piena intenzione e volontà. Chi ha rapporti con la donna che ama, pur non essendo sua moglie, non è come chi va a prostitute.
L’impurità carnale è la via privilegiata di Satana per corrompere un’anima, poiché è la più facile. Perciò bisogna vegliare (Vangelo di Matteo 26,41). Il sesso non è un male: «Io so, e ne sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è  immondo  in  se stesso» (Lettera di Paolo ai Romani 14,14), ma può allontanare dalla fede e dalla devozione, corrompere corpo e anima, trascinare verso il piacere sfrenato, idolatrare la carne, rendere malvagi. Per questo San Paolo ci esorta ad astenerci dalle cose impure, per poter entrare nel regno dei cieli e non essere come i pagani che non conoscono Dio. L’apostolo ci insegna a vincere le passioni della carne, col tendere alla nostra crescita spirituale:
«Quanto alla fornicazione e a ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice a santi; lo stesso si dica per le volgarità, insulsaggini, trivialità: cose tutte sconvenienti. Si rendano invece azioni di grazie!
Perché,  sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro - che è roba da idolatri - avrà parte al regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi inganni con vani ragionamenti: per queste cose infatti piomba l’ira di Dio sopra coloro che gli resistono. Non abbiate quindi niente in comune con loro.
Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate ciò che è gradito al Signore, e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente» (Lettera di Paolo agli Efesini 5,3-11).
Non si può essere vergini se non si è casti, ma si può essere casti anche se non si è vergini. La castità evangelica è di tutti. Rende capaci di amare in modo completo e santo, nel pieno dominio del corpo, del cuore e della mente. La purezza corporale e spirituale, infatti, ci rende simili a Dio e degni della sua presenza. Dice Gesù:
«Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Vangelo di Matteo 5,8). La libidine, invece, estingue la luce dello spirito e uccide la grazia. Senza luce e senza grazia l’uomo diventa un bruto e compie perciò azioni da bruto che generano disgusto, sprezzo di sé e del proprio partner, insoddisfazione, ira, turbamento di coscienza, agitazione, delinquenza.
Il corpo umano è un magnifico tempio che racchiude un altare (Prima Lettera di Paolo ai Corinti 6,19), sul quale dovrebbe esserci sempre il Signore. Non dobbiamo fare del “piacere” il nostro dio, altrimenti Dio non sarà il nostro “Piacere”.
Come dice l’Apostolo:
«Non sapete che gli  ingiusti  non  erediteranno  il  regno  di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio» (Prima Lettera di Paolo ai Corinti 6,9-10). Perciò: «Gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non  in  mezzo  a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo     e non seguite la carne nei suoi desideri» (Lettera di Paolo ai Romani 13,12-14); «Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi  asteniate  dalla  impudicizia,  che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto, non come oggetto di passioni e  libidine,  come  i pagani che non conoscono Dio» (Prima Lettera di Paolo ai Tessalonicesi 4,3-5).
Quando la sposa lascia la casa paterna e diviene moglie di colui che l’ama, sale ad un grado di amore più grande. Sono due corpi che si amano, ma in un’anima sola. Ognuno ama sé riflesso nell’altro, poiché l’amore li stringe in un nodo così stretto che godono di una unica gioia. Poi, quando è passato il periodo entusiasmante dell’innamoramento, questo si matura in una virilità dignitosa, e dell’uomo e della donna fa un padre ed una madre che si amano su una cuna e si guardano dicendo come disse Dio Creatore ammirando il suo capolavoro (Libro della Genesi
1,26): “Abbiamo fatto una creatura che è eterna, che è dei cieli, di Dio”. Tale è il destino dell’uomo e, se il suo malvolere non lo travia, tale è la sua meta gloriosa.
Giunti a questa perfetta unione, non diviene la sposa anche madre, sorella e amica del consorte?
Dolce conforto per l’uomo quella donna che lo sa amare con tale perfezione che egli possa versare in essa tutti i suoi pensieri ed esser sicuro che sono compresi e consolati!
Benedetta quella casa dove la santità del Matrimonio sacramentale vive nel vero senso della parola e produce una inesausta fioritura di atti di amore. Amore non di carne soltanto, ma più di spirito. Amore che dura e anzi cresce quanto più gli anni e gli affanni crescono. Amore che è vero amore. Perché non si limita ad amare per il godimento, ma abbraccia la pena del coniuge e la porta in sé per sollevarlo del peso.
Si amano meno due che piangono insieme di due che si baciano e sorridono? No. Si amano di più. L’uomo mostra di stimare molto la sua donna se ad essa confida tutto di se stesso per averne consiglio e conforto. La donna mostra di amare molto il suo uomo se sa comprenderlo nei suoi pensieri e se volonterosa lo aiuta a portare i suoi affanni. Non vi saranno più baci di fuoco e parole di poesia. Ma vi saranno carezze d’anima ad anima e segrete parole che si mormorano gli spiriti, dandosi l’un l’altro la pace del vero amore. Del vero matrimonio, che è comune ascesa verso Dio.
Non commettere atti impuri significa, in fondo, educarsi all’amore vero, all’amore che rispetta gli altri come figli di Dio, e se stessi come tempio dello Spirito Santo. La nostra sessualità, voluta dal Signore, è una potente fonte di energia se viene vissuta in modo intelligente ed evangelico. Essa ci aiuta ad amare il nostro prossimo nella sua completezza umana e spirituale, ed è figura e anticipazione di quell’Amore che troveremo perfettamente appagato nell’eterna Luce del cielo.
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