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REGISTRAZIONE ♫ AUDIO
8° GIORNO ╬ Ho atteso compassione, ma invano, consolatori, ma non ne ho trovati  (Sal.68,21) dai riti della Settimana Santa nel rito antico.

GESÙ. — Figlia, le Anime Sante del Purgatorio hanno, per toccare il tuo cuore e interessare la tua carità, due titoli che ne formano uno solo: esse sono le anime più sofferenti, nelle loro sofferenze sono le più abbandonate e sono nella impossibilità di soccorrere sé stesse. Esse piangono senza posa nella triste notte che fa pesare sopra di loro la mancanza della luce divina; e fra le persone che nel mondo le hanno amate un tempo, ve né appena qualcuna e, troppo spesso nessuna, che le consoli. — Quando tu ti trovi in preda a grandi sofferenze, puoi ricorrere a questo o a quello dei tuoi amici, sicuro di trovare qualche conforto, e quand’anche tutti ti abbandonino, ti resta ai piedi dei miei altari, un rifugio ove Io ti attendo sempre. Là tu puoi di ciascuno dei tuoi sospiri fare un atto d’amore, di ciascuno dei tuoi dolori un atto di sacrificio, e di tutte le tue lacrime del tempo un tesoro per la tua eternità. — E non ti è forse di grande conforto nelle tue disgrazie il sapere che proprio quando tu soffri maggiormente Io ti sono più vicino? Io che fui sempre il compagno dei tribolati? Non ti è forse di sollievo nei tuoi mali il potermi dimostrare, soffrendo per me, che mi sei grato dell’amore che ti porto? E il pensiero del Paradiso che ti puoi guadagnare con le tue sofferenze cristianamente sopportate, non basta da solo per cambiare in soave dolcezza le pene più amare? Ma per le Anime purganti non è cosi: esse soffrono, soffrono sempre e sanno che le loro sofferenze non producono nulla, versano lacrime di fuoco e non possono impedire neppure un solo istante che il dolore si succeda al dolore, finché la mia giustizia non potrà dichiararsi soddisfatta; esse non possono far penitenza, ne meritare, ne ricevere i Sacramenti; vedono sulla terra abbondanza di grazie di cui una sola basterebbe forse per liberarle dalle loro pene e non possono goderne. E il supplizio dell’affamato vicino a cibi squisiti, verso i quali egli si slancia, ma che non può mai avere in sua mano. Non ti sembrano queste ragioni forti abbastanza per commuovere il cuore più inumano, per intenerirlo al grido di quelle povere disgraziate: «Pietà, aiuto, porgete la mano al povero abbandonato, voi che passate nel tempo, dove ancora poco fa noi eravamo; arrestatevi e vedete se vi è un dolore come il nostro, un dolore più dimenticato, più solitario, più abbandonato!»  E tu, figlia, passi molte volte senza volgerti indietro a quelle grida, senza pensare che laggiù vi sono delle mani stese e dei cuori ri volti verso di te; e con la tua indifferenza, con la tua ingratitudine dici loro: «Restate, restate laggiù, pagate con le vostre sofferenze il debito alla divina giustizia e aspettate che termini il vostro supplizio.»

L’ANIMA. — Comprendo, amabilissimo Gesù mio, come il soffrire senza merito e senza conforto delle Anime purganti sia il tormento dei tormenti, e che la dimenticanza in cui le lascio accresca i loro dolori; ma se esse sono incapaci di meritare, accetta le preghiere che Ti porgo con tutto l’ardore del mio cuore, con tutta la tenerezza di cui sono capace e spargi su quelle derelitte il frutto della tua Passione e del tuo preziosissimo Sangue.

FIORETTO. — Offriamo 33 volte a Gesù Sacramentato il suo preziosissimo Sangue in suffragio delle Anime purganti che in vita mancarono qualche volta di confidenza in Dio, — (De profundis).
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